Quei ragazzi di Madrid
Posso dire di essere stato a Madrid la notte in cui Francisco Román Alarcón Suárez, noto semplicemente come Isco, ha giocato la sua prima grande partita con la nazionale spagnola.
Camminando da Plaza de Cibeles fino al Santiago Bernabéu si ha la netta sensazione che gli spagnoli sanno già prima che sarà una notte magica.Cantano, ballano, fanno festa, si fanno le foto di rito davanti allo stadio, non hanno paura degli italiani che un anno prima li avevano eliminati dall'Europeo. Rispettano il rivale, ma allo stesso tempo hanno il chiaro presentimento che questa volta, sarà una passeggiata. Sarà lo stadio, sarà che la nuova generazione d'oro del Real Madrid è in forma strepitosa, sarà che questo nuovo allenatore ha riportato allegria nello spogliatoio... Unisco tutti questi fattori e quando mi siedo nel mio posto dentro lo stadio so già come finirà.
La mia visuale al Santiago Bernabeu.
Spagna-Italia del 2 settembre 2017 sarà ricordata, soprattutto, come la prima grande partita di Isco con la maglia della Roja. Le parate di De Gea, la gerarchia di Ramos e Piqué, le giocate di Iniesta e Silva, l'entrata di Morata per chiudere la partita, la prima titolarità di Asensio, l'emblematico ritorno di Villa o l'ennesima conferma che Busquets fa sempre la cosa giusta ma ha bisogno di giocare con uno dei migliori centrocampisti del mondo per far sì che splenda sono state altre notizie importanti della partita. Ma guardando a livello tattico, la cosa fondamentale è successa durante il secondo tempo: in campo aveva Busquets, Koke, Iniesta, Silva, Isco e Asensio ma Lopetegui invece di giocare in avanti decide di arretrare il baricentro e giocare di contropiede.
Come. Rubare. Le. Caramelle. Ai. Bambini.
Leggendo i nomi dell'undici titolare, non bisogna fare altro che retrocedere all'Europeo 2012. Anche in quell'occasione la Spagna aveva 6 centrocampisti in mezzo al campo e non c'era un attaccante puro. Ma oggi la situazione è diversa. Il potenziale realizzativo di Koke, Isco e Asensio è superiore, di gran lunga, a quello di Xabi Alonso, Xavi e Cesc Fabregas, che giocavano 5 anni fa. Dai piedi dei "ragazzi di Madrid" - o di Thiago, che, molto probabilmenteu, entrerebbe in campo se uscisse uno di questi -, arrivano praticamente tutte le azioni della Roja. E non si tratta solamente di fare gol, ma anche e soprattutto di creare pericoli. Isco o Asensio, ispirati, creano più pericoli di quello che creava quella squadra in 90 minuti con il tiki-taka. Questa differenza modifica lo status emozionale del gruppo. Gli permette più ingenuità perché c'è più spazio per l'errore.
Meno male. Meno male perché, come si è visto durante il primo tempo, la Spagna non riesce più a giocare quel calcio di controllo totale che giocava durante l'Europeo in Ucraina e Polonia. In mezzo al campo possiede una batteria di centrocampisti che sono geneticamente nati per non perdere il pallone; quasi tutti possono saltare l'uomo con una facilità disarmante, ma attraverso dribbling personali si costruiscono momenti, non stati di forma. Per arrivare allo stato di invincibilità non solo bisogna avere quella tecnica che continuano ad avere gli spagnoli, ma bisogna anche avere un capitano che accenda e spenga il ritmo di questo possesso palla, che lo porti a zone del campo più comode, meno esigenti e riuscire a conservarla. Quello che facevano Alonso e Xavi. Quello che, al giorno d'oggi fanno Koke e Busquets. Questa Spagna può difendere con il pallone, ma a momenti. Non sempre.
Da questa analisi tattica si capisce come sia interessante che, con un 2-0, Lopetegui decide di far arretrare la sua Nazionale e da quel momento si possono notare due fatti:
1 - una rivale che aveva Verratti, Insigne, Candreva, Bernardeschi o Belotti non sia riuscito a segnare e non abbia creato troppi pericoli a un De Gea;
2 - in contropiede, soprattutto dopo l'entrata di Saùl e Morata, la Spagna si scopre efficace e veloce. E scoprire che Julen Lopetegui è cosciente che ha bisogno di una tattica come questa, addizionata al fatto che gli è funzionata contro un avversario di livello come l'Italia, fa crescere un ottimismo che, a parecchi mesi della Coppa del Mondo, non è niente male.
Un piccolo regalo per i lettori, direttamente dal Santiago Bernabéu con l'annuncio degli undici spagnoli:
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