22 Maggio 2017
2 minuti

Ciao Nicky, grazie di tutto


Da quel dannato pomeriggio del 17 Maggio tutti gli appassionati di motori hanno avuto una speranza: la speranza che Nicky Hayden riuscisse a farcela. Invece, purtroppo, ieri pomeriggio l’Ospedale Bufalini di Cesena ha diffuso la notizia del suo decesso.


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Chi segue il motomondiale sa che i piloti sono “esseri speciali”, che nonostante la peggiore delle cadute e le più profonde ferite sanno rialzarsi. Chi segue il motomondiale ha imparato a guardare questi ragazzi che corrono su una moto come se fossero degli eroi mitologici, dei centauri nel senso più classico del termine (il Dottore, e poeta, Claudio Costa ci teneva a precisarlo in ogni occasione possibile). Probabilmente nasce da qui la speranza di vederli sempre rimettersi in piedi, nonostante il dolore, nonostante tutte le avversità. Ma quel pomeriggio, tra le vie della Romagna, è andata diversamente, Kentucky Kid è caduto senza più riuscire ad alzarsi.

Era un talento nel panorama motociclistico, ma la cosa bella di Nicky era che, prima ancora che per le sue capacità di guida, sapeva farsi notare per il suo sorriso.

La sua semplicità faceva subito pensare alle sue origini, un ragazzo del Kentucky, cresciuto in una famiglia appassionata di motori: mamma e papà correvano e hanno trasmesso la passione per le due ruote a tutti i figli. L’idea che dava Nicky era quella di un ragazzo cresciuto tra motori e fango, sempre pronto per una birra e una grigliata dopo le ore di allenamento.

E questa attitudine l’aveva portata anche nel motomondiale, dove a fare la voce grossa c’erano, all’epoca (2003), Rossi e Biaggi, due che di sorrisi e tranquillità non ne portavano molta al mondiale.
Nicky nonostante i compagni di squadra ingombranti nel box Honda (prima Rossi, poi Barros, Biaggi e Pedrosa), nel 2006 riesce a conquistare il suo grande sogno: vincere il Campionato mondiale di MotoGP.

Quell’anno con 9 podi e 2 vittorie, riesce ad alzare la coppa nonostante la sua Honda fosse stata progettata per Dani Pedrosa, assai più piccolo e minuto di lui.

E così con un sorriso bagnato dalle lacrime, nel 2006 si laurea campione.

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Gli anni che seguono lo vedono spostarsi prima in Ducati, nel 2009, e poi al team Drive M7 Aspar, alla guida di una Honda con specifiche Open. Nel 2016 passa in Superbike e qui, il 15 Maggio dello scorso anno, ottiene la sua ultima vittoria, sul circuito malese di Sepang.

Prima di lasciarci, quasi un anno esatto dopo la sua ultima vittoria, Nicky riesce anche a risalire in sella alla moto che gli ha permesso di vincere il mondiale 2006, prendendo il posto di Pedrosa nel Gran Premio di Philip Island, una delle piste più belle del motomondiale.

E’ molto difficile, e non credo lo sia solo per me, riuscire capacitarsi del fatto che la vita di persone come Nicky, o Michael Schumacher, abituate a correre per mestiere mano nella mano con il pericolo, possa essere improvvisamente distrutta da eventi tragicamente normali, che ce li fanno scoprire umani e fragili come noi.

Ciao Nicky, ci mancherai.


 

  • Nata a Brescia nel 1996. Fin da piccola si allontana dai giochi, sostituendoli con Valentino Rossi e Michael Schumacher. Studia Lettere Moderne all’Università Cattolica e nella sua vita è riuscita a guadagnarsi un retweet da parte di Paolo Beltramo, con tanto di 15 esaltanti minuti di fama come profetizzò Andy Warhol nella celebre frase "In the future everyone will be world-famous for 15 minutes".

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