
- di Lucio Pelliccioni
50 Sfumature di Massimo Oddo
Massimo Oddo nella sua vita è stato di tutto: terzino destro, rigorista, campione d'Italia, campione d'Europa e del mondo per club, campione del mondo per nazionali, insegnante di celebrazioni vittoriose, ubriaco, parrucchiere, quattrocentista ubriaco, cantante (incredibilmente sobrio), Dottore in scienze manageriali ( voto 108/110) e da qualche anno allenatore. Sì, proprio così, Allenatore. E a quanto pare vuole fare le cose in grande. Perché Oddo in un modo o nell'altro vuole farsi sempre riconoscere. Il suo Pescara gioca un calcio innovativo e complicato da decifrare. Potrò sembrare pazzo, ma sono quasi convinto che farà una gloriosa carriera. Per questo sono molto curioso di come sarà il suo esordio in serie A.
I moduli sono solo numeri
"Credo che un allenatore debba adattarsi alle caratteristiche dei suoi giocatori, non viceversa. I moduli sono solo numeri al fischio d’inizio, poi durante le partite cambiano e le squadre girano". Parole di Massimo Oddo alla vigilia della finale play-off dello scorso campionato cadetto, il cui calcio si basa proprio su questo concetto. Osservando le partite del Pescara, il mio primo pensiero è stato: "ma come ca**o giocano questi"? Diciamo che al fischio d'inizio si schierano con un 4-3-1-2, ma rinchiudere in un modulo i biancazzurri è azzardato e semplicistico: infatti la squadra muta e si adatta alle situazioni con una naturalezza quasi disarmante. Nella seconda parte della stagione e nella post-season hanno utilizzato anche l' "Ancelottiano" 4-3-2-1 ad albero di natale, lo stesso modulo che gli ha regalato grandi vittorie da giocatore. La rosa del Pescara è formata da giocatori con ottime capacità atletiche e di adattamento, il che sicuramente facilita la realizzazione dell'idea dell'ex campione del mondo.
La formazione più utilizzata nell'ultima stagione.
Affascinante
Sono così affascinato dal Massimo Oddo allenatore perché ha portato nel campionato cadetto un calcio nuovo, offensivo e soprattutto imprevedibile. Basato sulla ricerca continua della superiorità numerica, sfruttando il movimento e la trasmissione palla quasi sempre di prima ed alto coefficiente di difficoltà. La ricerca costante della superiorità fa sì che spesso addirittura 7/8 maglie biancazzurre si trovino nella trequarti avversaria, con i terzini praticamente all'altezza delle punte.
I due terzini Zampano e Vitturini in posizione super offensiva.
Nelle azioni di possesso palla prolungato, questo movimento continuo talvolta porta i giocatori a trovarsi in posizioni completamente diverse da quelle di partenza, ad esempio Benali realizzatore e Lapadula rifinitore, o magari 4 giocatori sulla stessa fascia. C'è un gol in particolare che sintetizza tutti i principi offensivi degli abruzzesi, quello che sblocca la partita col Lanciano dell'8 maggio: ospiti chiusi e ben posizionati a proteggere l'area, ma anche per le difese più organizzate è dura uscire indenni da 3 passaggi perfetti di prima. Se poi aggiungiamo un tiro magistrale di Caprari, al portiere non resta che guardare la palla infilarsi all'incrocio e raccoglierla in rete.
Il gol di Caprari visto dalla curva: la velocità dello scambio è disarmante.
In Serie B
Nella passata stagione il Pescara ha mostrato il calcio più bello e divertente della serie cadetta. Trascinato sì dal capocannoniere Lapadula (30 centri), anche se il merito principale è del suo tecnico, il cui gioco offensivo fatto di scambi veloci e ricerca continua della profondità ha esaltato le caratteristiche di tutto il reparto offensivo.
Infatti, oltre al neo attaccante del Milan, sono andati in doppia cifra pure Caprari, che ha concluso l'anno con 13 gol e 13 assist, e Memushaj, autore di 11 reti. Pescara del resto è tradizionalmente una squadra da "calcio-champagne" dai tempi di Galeone passando per Zeman; Massimo Oddo non sembra voler essere da meno, mostrando maggior interesse per l'offesa che per la difesa. I numeri parlano chiaro: secondo miglior attacco (69), ma ampiamente la peggior difesa (52) tra le prime 10 classificate. Con i delfini in campo solo due volte è finita a reti bianche, a riprova che difficilmente ti annoi con loro.
Un esempio dello strapotere offensivo del "Delfino".
Che ne sarà in serie A?
L'ultima promozione nella massima serie è avvenuta sotto la guida di Zeman nel 2012, con Insigne, Verratti e Immobile come mattatori. Dei 4 però nessuno rimase l'anno successivo in A: il tecnico sposò il progetto Roma, Insigne tornò a Napoli, Verratti emigrò a Parigi e Immobile a Genova. La conseguenza fu un anno praticamente disastroso, concluso all'ultimo posto con 28 sconfitte. La sensazione purtroppo è che la storia si possa ripetere: Lapadula ceduto al Milan, Mandragora alla Juventus e Verre sul piede di partenza; perdite assolutamente pesanti, vista anche la difficoltà di trovare sostituti all'altezza. Pure lo stesso Oddo ha nascosto la sua delusione, dopo che la trattativa per Pizarro non si è concluso come sperava. Le conferme di Caprari e Benali, unite all'arrivo di Biraghi, Manaj e Cristante non possono bastare, urgono rinforzi.
L'attuale formazione del Pescara.
Ad oggi a parer mio servono assolutamente 3 innesti, uno per reparto. Sennò c'e il rischio che la prima avventura in panchina di Oddo nella serie maggiore possa trasformarsi in un clamoroso flop. D'altro canto la società ha sempre lavorato bene negli ultimi anni e speriamo che nell'ultimo mese di mercato regali qualche giocatore in più all'ex terzino. La priorità è sicuramente l'attaccante, visto il vuoto lasciato da Lapadula e dall'imminente cessione di Andrea Cocco, a meno che non si voglia puntare sul giovane Manaj o provare a convertire Caprari in prima punta, sfruttando la sua velocità per attaccare alle spalle i difensori come faceva il suo predecessore.
Portare i delfini alla salvezza sarà una missione semi-impossibile per il tecnico nativo di Pescara, ma se riconferma i principi di gioco innovativi espressi in B, di sicuro ci sarà da divertirsi e Oddo riceverà altri complimenti come quelli di Juric anche dai "big" della serie A. Io sinceramente ci spero tanto, anche perché per avere il Pescara in A abbiamo dovuto rinunciare ad un'altra favola.
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Nato a San Marino nell' aprile del ’91, mezzo sangue italo-sammarinese. Titolare di una gelateria di professione, ma malato di qualsiasi sport per passione, tifoso bianconero e allenatore dilettante Uefa B. La malattia per il calcio nasce da un gol pazzesco in Germania di un ragazzo 21enne nel lontano 1995. La partita era Juventus-Borussia Dortmund: se amo il bianconero è solo per Del Piero.
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