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- di Andrea Ravasi

Giorgio Gaber in "Qualcuno era... interista"


Non penso ci sia bisogno di presentazioni per introdurvi Giorgio Gaber. Tutti voi penso e spero conosciate questo pezzo nella sua versione originale "Qualcuno era comunista". Ho cercato di riadattarlo e sostituire la parola interista a comunista e tutti i fatti riguardanti il comunismo e la storia del nostro paese con ciò che riguarda la storia, i modi di dire e le usanze che riguardano il mondo nerazzurro. Forse per molti di voi trattasi di un atto di lesa maestà verso uno dei più importanti intellettuali italiani - sì, gli aggettivi musicista, cantautore e attore non bastano minimamente per descriverlo - e forse avete anche ragione. Ma ascoltando il repertorio del signor G. ci si imbatte in canzoni  come "Il Riccardo", "Barbera e Champagne" e "La presa del potere", che sorvolano e toccano in qualche modo l'argomento sportivo e calcistico.
Se però considerate l'opinione che lui e Sandro Luporini (suo grande amico e suo coautore) hanno riguardo all'idea dello sport - i due erano soliti a giocare a calcio tennis, a Viareggio, durante il periodo di preparazione e stesura dei testi degli spettacoli - l'atto di lesa maestà viene un po' a scemare. Inoltre mi piace pensare che lo stesso Gaber avrebbe riscritto pure lui "Qualcuno era comunista" in "Qualcuno era interista" dopo Calcipoli e il Triplete del 2010, essendo lo stesso Gaber tifoso dell'Inter anche se in modo un po' particolare.


Se volete fare uno sforzo in più prima di leggere il nuovo testo di Gaber, ascoltatevi la sua performance di "Qualcuno era comunista". Concentratevi sul phatos crescente, la tempistica e l'uso delle parole.
Fate tutto ciò e il mio lavoro sarà più facile da apprezzare.

Qualcuno era interista perché era nato a Milano.

Qualcuno era interista perché il nonno tifava Milan, lo zio e il papà Juve.... la mamma Chievo.

Qualcuno era interista perché vedeva lo Scudetto come una promessa, la Champions League come una poesia, l'interismo come il paradiso terrestre.

Qualcuno era interista perché si sentiva solo.

Qualcuno era interista perché aveva avuto una educazione troppo bauscia.

Qualcuno era interista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche... lo esigevano tutti.

Qualcuno era interista perché glielo avevano detto.

Qualcuno era interista perché non gli avevano detto tutto.

Qualcuno era interista perché prima… prima… prima… era juventino.

Qualcuno era interista perché aveva capito che la squadra andava piano, ma lontano.

Qualcuno era interista perché Moratti era una brava persona.

Qualcuno era interista perché Moggi non era una brava persona.

Qualcuno era interista perché era ricco ma amava il popolo.

Qualcuno era interista perché beveva Champagne e non frequentava le feste popolari.

Qualcuno era interista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.

Qualcuno era interista perché era talmente masochista che non poteva farne a meno.

Qualcuno era interista perché non ne poteva più di fare l'operaio.

Qualcuno era interista perché voleva stare in curva nord.

Qualcuno era interista perché la vittoria oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.

Qualcuno era interista perché Ronaldo, Meazza, Mazzola...

Qualcuno era interista per fare rabbia a suo padre.

Qualcuno era interista perché guardava solo il campionato.

Qualcuno era interista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.

Qualcuno era interista perché voleva vincere tutto.

Qualcuno era interista perché non conosceva il Milan di Sacchi, la Juve di Lippi.

Qualcuno era interista perché aveva scambiato "Il partigiano Jhonny" per il Vangelo secondo Mourinho.

Qualcuno era interista perché era convinto di avere dietro di sé Juve, Milan, Roma, Napoli.

Qualcuno era interista perché era più interista degli altri.

Qualcuno era interista perché c'era la grande Inter.

Qualcuno era interista malgrado ci fosse il grande Milan.

Qualcuno era interista perché non c'era niente di meglio.

Qualcuno era interista perché abbiamo avuto i peggiori scandali calcistici d'Europa.

Qualcuno era interista perché il gioco peggio che da noi, solo a Verona.

Qualcuno era interista perché non ne poteva più di quarant'anni di astinenza dalla vittoria.

Qualcuno era interista perché Madrid, Siena, Roma eccetera, eccetera, eccetera…

Qualcuno era interista perché chi era contro era interista.

Qualcuno era interista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare Juventus.

Qualcuno credeva di essere interista, e forse era qualcos'altro.

Qualcuno era interista perché sognava una vittoria diversa da quella degli altri.

Qualcuno era interista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.

Qualcuno era interista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo.

Perché sentiva la necessità di una morale diversa.
Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Sì, qualcuno era interista perché, con accanto questo slancio, ognuno era come… più di sé stesso.

Era come… due persone in una.
Da una parte la personale fatica domenicale e dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.

No. Niente rimpianti.
Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare… come dei gabbiani ipotetici.

E ora? Anche ora ci si sente come in due.
Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza domenicale
e dall'altra il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.


 

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Nato nel 1994 a Treviglio (BG), laureato in Management presso l'Università L. Bocconi. Tifoso interista dalla nascita e amante del calcio, un poco di buona musica non guasta mai. Collaboratore @Sportellate.

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