
- di Marco Toselli
Barcellona-Bayern, la finale perfetta che non vedremo
Nelle grandi competizioni si fantastica spesso di scontri epici in finale tra i due team migliori al mondo. Scontri mai avvenuti, situazioni mai create dalla realtà. Una realtà che devia spesso dalla presunta miglior soluzione possibile, per offrire uno scenario nuovo e inaspettato. È l'entropia del calcio, è la bellezza di questo sport.
-- Pep è seduto sulla panchina di San Siro e pensa. Gli viene in mente quel novembre del 2011 nello stesso stadio, quando un golazo di Boateng non bastò ai rossoneri per avere la meglio sulla sua corazzata blaugrana. Pep ora allena il fratello Jerome e lo ha istruito al dettaglio sulla serata. Los tres amigos no pasarán. --
Se amate anche solo un po' le statistiche del calcio, a fine stagione vi trovate a pensare quali saranno le squadre che comporranno i prossimi gironi di Champions, nella nuova stagione.
Quali le teste di serie, quali le squadre che potranno avanzare tramite i play-off e i terzi turni, quali i seeded e gli unseeded team. In qualche modo, in base alla gravità della vostra ossessione-compulsione, arrivate a stilare una lista dei probabili team della prossima stagione. Le favorite, i rischi in seconda e terza fascia, le squadre materasso della quarta.
Le vedete subito, le facce delle favorite. Hanno i piedi di Neymar e le sinapsi di Iniesta; le percussioni di Cristiano e i fuori-area di Neuer. E la tentazione è forte: dare il futuro prossimo per assodato.
Queste quattro squadre di sicuro vincono il girone. E lo vincono.
Non possono farsi eliminare da questi altri agli ottavi. E gli altri tornano a casa.
Cosa insegna quella Champions del 2004? Che Porto e Monaco possono arrivare in finale? Forse no: forse insegna che queste squadre possono eliminare Manchester United, Chelsea e Real Madrid. Insegna che se il grande Milan si addormenta a La Coruña e non si presenta all'appuntamento, tutto è possibile.
-- Leo vede Pep. Con lui è diventato il migliore al mondo e ha vinto tutto a Barcelona. Senza di lui ha continuato a vincere ed è di nuovo in finale, per il secondo anno consecutivo. Per essere parte del team che riesce a sfatare il mito della Champions, quella coppa mai vinta due volte di seguito. --
E poi d'un tratto il sogno svanisce. Il castello ossessivo-compulsivo si trova troppo in alto per la sua stabilità e la sua base non può più garantire oltre. La rarefazione delle certezze è portata dai sorteggi casuali, certo. Ma c'è dell'altro a minare la struttura: il fatto che di tutte le possibili combinazioni, di tutti gli universi paralleli, di tutte le strade percorribili, solo una sarà la realtà finale. Una soltanto, con una smentita pesante per ogni altro incrocio, per ogni altra possibilità.
Il Clásico dei Clásicos, nella finale di Berlino 2015 tra Barcelona e Real Madrid. Bayern-Real nel 2013 e ancora nel 2014, la rivincita dei Blancos. Gran parte dei migliori scenari possibili degli ultimi anni non ha trovato riscontro nella realtà, stoppata dai fattori più concreti del calcio: una semifinale di alto livello, una caduta imprevista, una finalista inaspettata.
È la primavera del 2015 e il sito asiatico Sportskeeda propone la sua personale versione di universo parallelo.
Dai. Parliamoci seriamente. Nella storia della Champions League non c'è mai stato il Clásico in finale? Mai? I due club probabilmente più conosciuti, importanti e vincenti al mondo, con una storia e una rivalità indicibili, non hanno mai lottato testa a testa nella partita più importante della stagione? Che razza di sport è questo?
State dicendo che il 28 maggio non vedremo uscire dagli spogliatoi neppure i blaugrana di Luis Enrique di fronte ai ragazzi di Guardiola, pronto a vendicare l'eliminazione di un anno fa e a trionfare contro la propria ex squadra? Che il Bayern non troverà nella sfida singola in finale, la chance per battere i marziani di Barcellona? Che Ancelotti non potrà assistere dagli spalti di San Siro, il suo vecchio vincente stadio, la sua nuova squadra e la sua grande rivale spagnola?
Dal Wembley Stadium di Londra: Barcellona - Sampdoria. Fonte mondocalciomagazine
O che magari vedremo proprio queste due squadre in finale, ma a dispetto di un City o di un Atletico Madrid che andranno a dimostrare una qualità superiore nella gestione della fase finale, e che non raggiungeranno Milano per un gol in fuorigioco o un recupero troppo lungo?
Tutte situazioni già viste, tutte emozioni già provate. Di fatto, è la storia della nostra vita. Di chi sa di essere favorito e ha paura solo a pensarlo. Di chi sa di chi non ha nulla da perdere e dimostra qualità eccezionali. Di chi vorrebbe vedere i due, tre grandi nomi internazionali giocarsi la finale, ma a segnare può essere Godin, a diventare eroe può essere Dudek, ad entrare nella storia può essere la Stella Rossa di Belgrado.
È l'entropia del calcio, è la pozione magica che rende questo sport così diverso da altri prevedibili giochi di squadra. È la possibilità per l'underdog di diventare campione: spesso morale, a volte di fatto. È il motivo per cui se anche Bayern-Barça sarà, non sarà mai la partita che ci aspetteremmo, che si saremmo sempre immaginati. È la Champions, cara statistica, e non puoi farci niente. Niente.
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