Tre particolarità tattiche del Bayern di Guardiola
Cosa rende così interessante il Bayern questa stagione nonostante il suo noiosissimo predominio?
Sicuramente la continua e permanente innovazione tattica; la ricerca avanguardistica di soluzioni, in previsione di potenziali problemi futuri. La fantasia di Pep Guardiola, la sua riflessione sul calcio, la sua minuziosa attenzione tattica, trovano veramente pochi eguali in questo sport. Dalle sue molteplici influenze e ispirazioni (Cruijff, Bielsa, Lillo...) anche nel Bayern ha tirato fuori un modello unico, portato avanti da innovazioni particolari. Andiamo ad analizzarne tre:
I terzini dentro il campo
Con la progressiva scomparsa delle ali tradizionali, il ruolo dei laterali è accresciuto e costituiscono oggi un elemento essenziale dell'organizzazione offensiva di un gran numero di squadre. A cui si richiedono sempre più doti tecniche, ma anche fisiche. In più aggiungeteci corsa, sforzi atletici intensi e lucidità al fine di mostrare la propria tecnica, dal momento che si ritrovano spesso nella zona di campo avversaria. Spetta a loro allargare il gioco, allungare il blocco avversario per permettere ai compagni davanti a loro di accentrarsi.
Al Bayern, Guardiola ha invertito il modello, a seconda della situazione: sono proprio le ali d'attacco che allargano il gioco, mentre i laterali si accentrano per fornire un punto d'appoggio all'interno. Un'innovazione dirompente, dato che l'ala avversaria è spesso incerta su come reagire. Chiudendo al centro, per seguire l'uomo che aveva di fronte (cioè l'esterno), apre uno spazio nel corridoio esterno che permette una linea di passaggio diretta verso l'ala. A Hannover, il 23 febbraio scorso Bastian Schweinsteiger ha così trovato 1' volte Mario Götze. Mentre quest'ultimo, infilandosi nello spazio liberato da Alaba, poteva girarsi e avanzare faccia alla porta.
Obiettivo: coinvolgere più rapidamente gli elementi di "impatto". Saltare il passaggio per dei laterali che normalmente sono spesso chiamati in gioco ma mai, nelle altre squadre, messi in condizione di fare un passaggio filtrante (di certo a Rafinha e Alaba non mancano le qualità tecniche per farlo). E allora l'allenatore catalano ha pensato bene di creare dei laterali liberi nel cuore del gioco, spesso con dello spazio davanti a loro per inserirsi se serviti. D'altro canto se l'ala avversaria resta a difendere la zona, lo stesso laterale offre a centrocampo la soluzione di un passaggio diretto in avanti. Creando allo stesso tempo una superiorità numerica sistematicamente cercata da Guardiola. Quindi i vecchi "terzini", da che erano sfruttati unidimensionalmente (solo lungo la fascia), diventano multidimensionali (lungo la fascia e verso l'interno). La tradizionale verticalità della corsa, in avanti e in ripiego, viene combinata con l'orizzontalità per creare nuovi spazi.
La posizione libera di Thomas Müller
Nel sistema Guardiola, Müller gode di una libertà "pianificata". Libertà perché, dall'esterno, sembra che sia lo stesso tedesco a decidere i suoi spostamenti nelle varie zone del terreno di gioco. Allineato sul lato destro ad Hannover, si è spesso riposizionato: tra le linee del 4-4-2 avversario o a fianco di Mandzukic. Buon "Raumdeuter", interprete degli spazi (ma a volte geometra incompreso), ma programmato: infatti per mantenere l'equilibrio della squadra, Pep ha messo in piedi alcuni meccanismi di compensazione, principalmente due.
C'è prima di tutto, in maniera classica, il laterale che si muove più in alto per allargare. Ma c'è anche, nell'ottica dell'approccio innovativo sviluppato nel primo punto, il centrocampista centrale che compensa e svolge il ruolo di ala: questo permette di mantenere lo schema "esterno all'interno-ala all'esterno", assolutamente efficace per creare degli sfasamenti avversari. Così ad Hannover abbiamo visto spesso Thiago compensare lo spostamento di Mueller, occupando lui stesso la posizione dell'ala destra.
Un tale meccanismo, la cui riuscita si basa sulla lettura della partita da parte degli stessi giocatori e sui loro automatismi collettivi, permette di mantenere più o meno la stessa creatività sulle fasce, guadagnando in presenza e finalizzazione al centro. Si affronta inoltre il difensore laterale avversario mettendolo di fronte all'incursione di molti giocatori differenti in un lasso di tempo abbastanza breve, il che rende il gioco dei bavaresi ancora più imprevedibile.
Microtattica
Se può far evolvere il senso del suo triangolo di centrocampo, Guardiola si allontana raramente dall'organizzazione generale del suo 4-3-3. Quello che caratterizza il tecnico catalano sono quei micro-cambiamenti tattici adattivi, nel corso della partita, in funzione di quel che gli oppone la squadra avversaria e in base alla situazione. Obiettivo: limitare la massimo quelle piccole variabili che possono trasformare una vittoria in sconfitta.
Che sia far avanzare Javi Martinez un po' più avanti in sostegno di Mandzukic, per uscire dal pressing del Dortmund e avere un gioco più diretto, che sia riposizionare Lahm davanti alla difesa nel secondo tempo contro l'Arsenal, o che sia sostituire Mandzukic con Müller o Götze e passare al "falso nueve" per assicurarsi il possesso palla e il controllo del centrocampo; il sistema rimane lo stesso. Ma la composizione e la disposizione dell'uno in rapporto all'altro dei singoli elementi vengono modificati, in modo più o meno evidente.
Il concetto di microtattica non è nuovo, Josè Mourinho ne è un altro seguace, ma pochi allenatori come Guardiola riescono a spingere il concetto all'estremo, capace, per esempio, di cambiare a Lahm quattro posizioni differenti durante una stessa partita.
Certo la "profondità" e la complementarietà dei componenti della squadra bavarese gli offrono queste infinite declinazioni dello stile della squadra e di ogni posizione. Sul fronte offensivo, Robben, Pizarro, Mandzukic, Götze, Ribery e Müller hanno ciascuno un profilo diverso. Questo permette una moltitudine di combinazioni differenti, che possono evolvere nel corso della partita. "Penso che siamo ancora più flessibili", ha riconosciuto Philipp Lahm parlando dell'apporto di Pep Guardiola, "abbiamo maggiore controllo , ma siamo ancor più imprevedibili".
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