
- di Luca Vargiu
Oltre la linea: questione di sopravvivenza
Oltre la linea c’è un mondo pallonaro che molti non conoscono. Oltre la linea ci sono i dirigenti, gli allenatori, gli osservatori, gli agenti, i faccendieri, i genitori e i tifosi. Oltre la linea gli interventi a gamba tesa non sono mai sanzionati. Oltre la linea la visuale è diversa. Oltre la linea ci sono storie da raccontare.
È precarietà.
È consapevolezza che altro è difficile fare.
È negare che altro si sia in grado di farlo.
Il sogno è terminato. Ora bisogna fare i conti con la realtà, con una carriera che si è trascinata per una quindicina di anni tra alti e bassi senza raggiungere punte altissime che adesso è arrivata al capolinea.
Che fare quando si è pensato solo al pallone?
Prima da ragazzino spensierato, poi da giovanotto illuso e infine da adulto distratto, la priorità è sempre stata quella di riuscire a tirare avanti ancora un anno.
Al meglio.
Un buon ingaggio in grado di garantire una vita spensierata, una bella macchina, vacanze da nababbo, vestiti firmati, feste e una bella figliola al fianco disposta a seguirti in giro per lo stivale e non solo.
Nessun progetto per il dopo. Quel dopo che nel calcio di oggi può arrivare prima del previsto, visto che le squadre diminuiscono e i giocatori aumentano. Quel dopo che spaventa solo quando ti rendi conto che sta arrivando e che prima non prendi nemmeno in considerazione. Quel dopo che ti presenta ora il conto che non puoi saldare.
Sei stato un calciatore discreto, con una carriera partita alla grande da giovane e che poi si è subito posizionata tra il professionismo sempre più basso e il dilettantismo. Ben pagato, perché il ricordo dei tuoi colpi in serie A ti ha tenuto a galla un po' in serie B, e poi quando anche lì il passo richiesto non era il tuo, ti ha aperto le porte all'estero, in quei campionati minori dove gli scarti del calcio italiano riescono ancora a fare la differenza e a mettere qualcosa in tasca. Per nostalgia e non per necessità (questo è quello che ti piace raccontare e raccontarti) hai chiuso la carriera nell'inferno dei dilettanti, dove solo per una stagione e mezzo il tuo curriculum ti ha permesso di andare avanti ancora un po' e sempre ben pagato. Come tanti altri tuoi colleghi sei dovuto andare fuori dalla sede del calciomercato a fare pubbliche relazioni tra ex compagni, ex allenatori ex direttori per trovare un posto dove giocare.
Elemosinare un posto dove giocare, ammettilo.
Lo hai trovato ma ci ha pensato poi la sfortuna a dare una mano a quel dopo a presentarsi prima. Il ginocchio si rompe e la tua carriera si interrompe ancora prima, perché qualche anno da giocatore avresti ancora potuto affrontarlo, e un po' di moneta metterla in tasca.
Fine dei giochi invece. E ora?
Pensi che da ex calciatore un posto in questo mondo sia dovuto. Continui ancora a ragionare con le gambe e non con il cervello perché da questo tuo mondo non puoi staccarti, non ci riesci.
E sbagli, come sempre hai fatto.
Ti illudi che sia un corso studiato apposta e dedicato agli ex calciatori per l'inserimento nel mondo del calcio ad aprirti una nuova via, ma ci sei tu e ci sono gli altri come te. Ogni anno. E poi, credi davvero che sia questa la soluzione? Pensi sul serio che il mondo del calcio sia realmente in grado di dare spazio a tutti questi ex? Non tutti i calciatori finiti come te si ricicleranno in un mondo che continua a dare più illusioni che certezze e verità anche a questo punto della carriera.
Come ha fatto fin dall'inizio con te.
Puoi cascarci dinuovo e pensare che sarà ancora il pallone a sfamarti. Puoi anche ragionare diversamente ma non vuoi, non adesso almeno. Hai la rubrica piena di contatti che sicuramente ti daranno una mano. Calciatori, allenatori, presidenti, direttori sportivi, con il loro aiuto vuoi non trovare un buco da qualche parte adatto a te. A uno come te, uno che ha giocato con Baggio! Che poi lo sai che non è vero, ci hai fatto solo un'amichevole quando eri una promessa nella squadra giovanile, ma è bastato a farne una referenza e in un mondo semplice come quello pallonaro, te la sei cucita addosso e quanto ti ha aiutato dopo! Lo hai ammesso anche tu, qualche volta solo davanti allo specchio o con due birre in più a renderti più sincero di fronte a pochi intimi. Tuoi simili però.
Provi anche a chiedere l'aiuto dei procuratori che hai avuto (e cambiato) in carriera, alcuni nemmeno ti rispondono (e perché poi dovrebbero farlo?), altri non ti dicono di no, ma in testa hanno ben altro che trovare una sistemazione per te.
Non pensi che per diventare qualcuno occorre anche saper fare qualcosa, avere le competenze perché sei cresciuto con l'idea che tutto sia semplice da raggiungere una volta appese le scarpe al chiodo. Sogni un posto come direttore sportivo, ma devi avere il punteggio per poter accedere al corso e adesso, prima di questo dannato e ambito corso, hai bisogno di uno stipendio perché il tuo stile di vita deve restare lo stesso. Ora ti serve una scrivania e una carica anche “farlocca” per restare a galla e sembrare uno che conta qualcosa (sempre allo specchio). Uno sponsor potrebbe essere la soluzione, qualcuno che tramite te porti denaro in una piccola società in cambio di un posto di lavoro per te. Un imprenditore con denaro che aspetta te, solo te, per investire nel calcio. Semplice no?
Quasi ci credi perché un folle che ti appoggia lo trovi. Uno troppo povero per il calcio che conta ma sufficientemente ricco per quello dei bassifondi, dove sei e resterai impantanato. Questo in fondo lo sai, ma riesci a dimenticarlo, ti sforzi di dimenticarlo perché tu eri una promessa del calcio, un predestinato e non puoi finire a trovare un lavoro come i comuni mortali. Non ora.
È l'averci creduto per così tanto tempo e crederci ancora a fotterti. Prova a dirtelo anche lo specchio ogni tanto, ma basta spostare lo sguardo e vedere quella foto con Baggio sulla parete opposta a riportarti nell'universo parallelo pallonaro che ti sei creato e allora i soldi – per ora solo promessi e che forse non arriveranno tutti – dell'imprenditore al presidente di una squadretta di serie D che sta per assumerti non ti sembrano l'ultimo disperato tentativo per rimanerci dentro ma il primo passo per iniziare una nuova carriera.
Non ti basterà l'assegno mensile ma sai già come risolvere il problema, lo hai imparato prendendo esempio da alcuni dirigenti che hai incontrato soprattutto nelle serie inferiori. Venderai sogni a genitori benestanti di calciatori mediocri, offrirai panchine ad allenatori incapaci ma virtuosi nel portafoglio e mercanteggerai giovani calciatori per mettere qualche centone in tasca senza pensare al loro futuro (del resto qualcuno ha mai pensato al tuo?). C'è chi grazie a questo ha fatto pure una discreta carriera, perché non dovresti riuscirci tu?
Sopravvivere, devi per forza sopravvivere.
Ancora per una stagione.
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Luca Vargiu nato a Genova nel 1971 con due mesi di anticipo e nel giorno di Pasqua, ha iniziato fin da subito a disturbare i piani delle persone che la domenica pensano di stare tranquilli. Agente di calciatori non per passione ma per sfida, non campa grazie al pallone. Cresciuto in Gradinata Nord ama il calcio così tanto da odiarlo spesso, ha scritto di calcio in alcuni libri (Procuratore? No, grazie! - Oltre la linea – Contrasti, storie di calcio sospeso, Vincolo 108 e dintorni, Ancora oltre la linea) e minaccia di continuare a farlo.
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