
- di Marco Toselli
5 miti da sfatare sulla "crisi" della Juventus
Non sanno più giocare a calcio, Marotta dimettiti, Allegri non sa allenare e ha soltanto fortuna al primo anno, Pogba è un sopravvalutato, era tutto merito di Tevez e Pirlo. Sono i classici argomenti da bar sport di chi vede nella Juventus una squadra alla rovina, invece che la protagonista di un'incerta partenza di un nuovo ciclo. Un ciclo diverso dal passato, passato del quale sconta i ricordi. E allora piovono le critiche, che a ben vedere potrebbero essere contestabili e prese in esame una per una. Non è vero che la Juventus può solo migliorare. Si può sempre peggiorare. Però è utile sfatare qualche mito sulla crisi di risultati dei bianconeri.
1) Il gioco si sta involvendo.
La critica generale alla nuova Juventus di Allegri è che manchi del tutto il gioco a tutto campo e il ritmo elevato della Juve di Conte; che l'uscita palla dalla difesa sia più macchinosa, gli schemi d'attacco siano stati destrutturati, per non parlare di una profondità e una finalizzazione pressoché ignote. O che ancora la squadra tenda con maggiore prevalenza al passaggio orizzontale.
Ok. Ma quante partite hanno giocato insieme Marchisio, Khedira e Pogba? Cioè il nuovo centrocampo titolare della Juventus?
Al 28/10 3 partite in tutto (contro Inter, Borussia in Champions e Atalanta). Cioè dopo due mesi abbondanti di stagione il nuovo motore del gioco bianconero di fatto non ha ancora avuto modo di esprimersi. E certo, i tre faticano ancora a integrarsi alla perfezione, ma per l'impossibilità di avere affinato in precedenza gli automatismi.
Però se le premesse sono queste... (clip by @SCUtweet)
My favourite: BONUCCI smorza MARCHISIO se li addossa e libera POGBA POGBA, 10 di maglia e di fatto #JuveAtalanta pic.twitter.com/aUa86BmzKd
— Giacomo Scutiero (@SCUtweet) 26 Ottobre 2015
Sarebbe ingiusto negare che Allegri sta scontando ora il peso degli infortuni di inizio stagione. Nella fase di emergenza, con Padoin titolare alla regia, le sconfitte con Udinese e Roma erano sì sorprendenti ma comprensibili, una comprensione condivisa dall'ambiente calcistico. Lo stesso ambiente però non sembra avere altrettanto chiaro quando sia fondamentale preparare una stagione e creare un nuovo gioco attraverso l'utilizzo costante degli interpreti principali.
2) La difesa prende troppi gol. Questo almeno sembrava dopo le 8 reti subite nelle prime 7 giornate. Invece l'inversione di tendenza è già iniziata. In Champions la Juve è già tra le migliori difese delle 32 sia per gol subiti, sia per tiri concessi nello specchio della porta. Semmai - al di là dei 4 gol su 9 presi su calcio piazzato - è stata proprio la mancanza di filtro del centrocampo a inizio campionato a condizionare negativamente la resa difensiva della squadra. Soprattutto nelle prime partite, soprattutto in contropiede, soprattutto per effetto di una pressione inefficace e di ribaltamenti di fronte non abbastanza previsti. Dell'ultimo titanico Barzagli è soprattutto la fase di spinta a sorprendere: ormai il campione del mondo corre agevolmente sulla fascia destra e interpreta alla perfezione anche i movimenti di un terzino, con cavalcate che arrivano anche sul fronte opposto.
https://www.youtube.com/watch?v=FzuIabqS7vc
3) Pogba non è il campione che si credeva. Facile elogiarlo con Pirlo e Vidal affianco, altrettanto facile criticarlo chiedendogli di trascinare una squadra ancora in divenire. Il nuovo numero 10 ha affrontato con sufficienza (?) e disagio il ruolo di (mezz)ala affidatogli da Allegri, faticando a mostrare non solo i lampi degli scorsi anni, ma soprattutto l'affidabilità nello stretto e nei fondamentali. È un gioco diverso, quello dei bianconeri di quest'anno. Da un lato ci si aspetta che il polpo Paul faccia i suoi soliti colpi da biliardo; dall'altro si realizza che quei colpi facevano parte di un sistema di gioco che permetteva alla squadra di salire organicamente in verticale e di inserire i centrocampisti tra le linee. Un gioco molto diverso da quello di oggi, meno improvviso e in cui Pogba si è spesso trovato a dover trascinare il pallone in avanti dalla propria metà campo. Pure lo stesso francese probabilmente si è autoconvinto di dover trovare la giocata decisiva a prescindere dal contesto. Anche a costo di forzarla e di incappare in figure non consone al suo valore. Tuttavia coi rientri di Khedira e Marchisio ed una posizione più centrale, il polpo pare si stia ritrovando. Is Paul Labile back? (altra clip ad opera di @SCUtweet)
La inizia POGBA La illumina POGBA EVRA? Si guarda prima di metterla... #JUVEAtalanta pic.twitter.com/LRBgmxy9H9 — Giacomo Scutiero (@SCUtweet) 26 Ottobre 2015
4) Hernanes è totalmente inutile.
Il povero Anderson Hernanes de Carvalho ha giocato una sola partita da trequartista: in seguito, vista l'emorragia a centrocampo, è stato abbassato davanti alla difesa. Un ruolo ricoperto solo ai tempi del San Paolo, ma certamente non in chiave così prettamente difensiva. Tra l'altro disputando contro Manchester City e Siviglia due prove umili e attente.
Poi sono tornati a disposizione Khedira e Marchisio, e l'ex interista è tornato non solo in panchina ma anche nel dimenticatoio. Al punto che il suo acquisto ha sollevato dei punti interrogativi, risolti confusamente da Marotta con il suo "non è certo un fenomeno".
Non sarà un fenomeno, ma con Pereyra è l'unico trequartista in squadra. E per una rosa che secondo i dettami di Allegri si deve adattare a più sistemi di gioco, il brasiliano è utilissimo come vertice alto di un rombo o in un 3-5-2.
L'esordio discreto di Hernanes col Chievo: nel suo score, anche un tackle, tre intercetti e due clearance.
5) Allegri non fa giocare Dybala
Questa è la critica a cui sono personalmente più sensibile e di cui fatico maggiormente a comprendere il significato.
Non faccio riferimento ai minuti giocati tra i componenti dell'attacco bianconero: Dybala è primo per utilizzo davanti a tutti, ma Mandzukic e Morata hanno avuto infortuni che l'argentino non ha subito.
Il polpo e la Joya.
Mi riferisco soprattutto alle modalità di inserimento di un giovane di grande talento in una delle squadre più blasonate del calcio europeo. Dybala titolare-fisso-perché-sì è l'animo provinciale di chi probabilmente non sa cosa vuol dire arrivare alla Juventus dal Palermo, entrare in un attacco in cui due dei tuoi compagni di squadra hanno già vinto la Champions League, essere etichettato dai media come il nuovo astro nascente del calcio argentino ma solo se segna e gioca subito, perché altrimenti è rovinato e Zamparini ti richiama in Sicilia.
Credo che sia una pessima barzelletta quella di un Allegri che non vuole Dybala in campo, soprattutto considerando l'impiego di Morata nello scorso anno. Lo spagnolo è arrivato a fine novembre con solo due gol segnati in Serie A e con pochissime presenze da titolare. Eppure è successo quello che è successo.
In più c'è pure la questione squisitamente tecnica. In Sicilia giocava da attaccante centrale, in bianconero lavora per diventare una mezza punta di raccordo. In ottica di questa rimodulazione di posizione, secondo l'allenatore livornese il numero 21 deve crescere fisicamente, nella lettura del gioco e nell'affrontare le difese schierate.
Carlitos Dybala?
No, non è detto che la Juventus debba migliorare per forza il proprio gioco e che le cose cambieranno sicuramente in meglio. Ma l'involuzione tecnica degli ultimi mesi ha avuto cause facilmente individuabili, cause spesso contingenti che forse non aiutano la comprensione di una squadra ancora incerta e in fase di sviluppo.
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