
- di Federico Fu Magalli
Ombre a San Siro: un altro anno di purgatorio
La Viola vola. Napoli Sogna. L'Inter ha legittime ambizioni di nobiltà. Juve, Lazio e Roma hanno smaltito le scorie dei passi falsi iniziali, recuperato infortunati e stanno provando a recuperare il terreno perduto. Realtà più piccole quali Samp e Torino regalano un gioco frizzante, spinte da degli ambienti relativamente entusiasti. A Casa Milan, Milanello, e soprattutto a San Siro quando si tinge (quel poco) di rossonero, dopo una manciata di giornate regna un solo sentimento: la rassegnazione.
I 90 minuti disputati dal Milan contro il Napoli (chiamarla partita o prestazione sarebbe eccessivo) hanno di fatto, anche per quest'anno decisamente in anticipo, infranto brutalmente le (poche) speranze che il precampionato aveva regalato: acquisti i cui cartellini vengono pagati (il che dà una parvenza di progetto, volontà e stima verso il tesserato), capitali freschi da orienti vari, lo stadio al Portello che sembrava cosa fatta, un mister che sembrava finalmente in grado di riportare l'ordine che dai tempi dei grandi senatori latitava.
E poi Balotelli come tassa per arrivare a Ibra, i cugini nerazzurri che sembrano cominciare a carburare, l'anno di Expo e della finale di Champions League a San Siro (centra poco, ma chissà, magari una mano dall'alto arriva, la visibilità in politica serve, quest'anno nel bene e nel male molti occhi sono puntati sull'Italia e su Milano).
Mentre in campo il Milan veniva arato dal Napoli, sugli spalti dialogo sopra i massimi sistemi gentilmente offerto da Boateng, Muntari e Balotelli.
Insomma, niente scudetto, niente tiki taka, ma sempre meglio delle stagioni passate. Ci si accontenta. Certo i dubbi da bar c'erano, tecnici e societari (25-30 milioni per Romagnoli sono giusti? E giusto che cresca di fianco a Zapata? Il patrimonio di Mr Bee esiste? Montolivo è quello con i piedi migliori del centrocampo? Non doveva arrivare Ancelotti con Witsel?). Dubbi che si sono rivelati fin troppo legittimi, anzi forse ottimistici: dopo qualche "alto" e troppi bassi, si è palesata la continuità con il recente passato:
- gente inadeguata. Punto. Proporre Ely e Zapata contro Higuain, Insigne & company - gente che certo sbaglia a Carpi, ma è difficile che si ripeta a San Siro - è un suicidio.
- Onesti mestieranti per forza di cose investiti del ruolo di salvatori della patria (Bonaventura e Kucka, in zolle battute da gente come Pirlo e Seedorf, tanto per dirne due).
- Una dirigenza fuori-contesto e fuori-tempo massimo: Galliani ha ormai perso il fiuto, i contatti e i mezzi per dettar legge, non solo in Europa ma anche in Italia (senza dimenticare anche che molta della gloria del Milan anni 2000 la si deve a Leonardo, soprattutto nel tanto fondamentale quanto difficile mercato brasiliano, in cui la gestione dei media, dei cartellini, delle commissioni, dei vivai e della federazioni sono quantomeno "opinabili": quanto prima sarebbe arrivata la crisi e la svalutazione del Milan come senza le prestazioni e le cessioni di gente come Thiago Silva o Kakà?).
Si prova a sdrammatizzare...
- Berlusconi ormai superato per quelle che sono le nuove dinamiche manageriali di questo calcio (il sanguinoso trapasso del modello "presidente mecenate all'italiana" non è mai stato o mai è volutamente stato analizzato-compreso-interpretato-accettato ai piani alti della società) sia dalla realtà tecnico-tattica che i nuovi ritmi, schemi e campioni di oggi impongono. Basta un'immagine a spiegare la situazione: la telecamera che inquadra in tribuna le speranze "Balotelli-Boateng-EMancavaEmanuelson" vale molto più di mille parole.
- Un allenatore che si ricorda più per gli aforismi e il rinnego del glorioso passato interista che per l'impronta data alla squadra. Mihajlovic in cuor suo starà pensando che si è giocato l'amore dell'altra metà di Milano per andare in quella che ormai è una squadra media, la cui dirigenza sta dimostrando un'innata tendenza (professionalmente pericolosa, oltretutto) a scaricare sui mister che erano stati bandiere anche colpe che questi non avevano.
Almeno Sinisa non si fa perculare anche da Caressa...
https://youtu.be/A-Y05kDSYz0
- Le lotte di potere più o meno manifeste: Barbara vs Galliani (o Berlusconi vs Galliani tramite Barbara?), Mr Bee, le bandiere silurate (gente come Maldini, Seedorf, Inzaghi, per motivi diversi Leonardo, Van Basten, Rijkaard, Baresi, Rivera per motivi politici, carismatici o divergenze di vedute).
- La continua svalutazione del brand, a tutti i livelli: San Siro vuoto. Gli sponsor che si stanno chiedendo se ne vale la pena. I giovani più in gamba bruciati dalla pressione (El Shaarawy e forse Mastour, docent). Giocatori che alla prima sirena di mercato da parte di club più o meno blasonati, ma sicuramente più ambiziosi perdono la testa. O la perderanno (De Sciglio esempio valido per la prima situazione, chissà che ai vari Bacca, Diego Lopez e via dicendo accadrà in futuro).
Una lacrime-strappa-storia.
Il regno della mediocrità, insomma: ci sono squadre e società che stanno peggio, non è l'inferno di certo. Ma forse è ancora più triste: quando un grande catalizzatore di emozioni, tensioni, aspettative qual è il calcio in generale, e il singolo club nel particolare, non esprime né attira più emozioni, se non quelle legate alla mediocrità e al grigiore (odierno e futuro), che senso ha?
In ogni caso al tifoso milanista, e anche a chi pur non battendo un cuore rossonero, non accetta che un patrimonio milanese e italiano come il Milan finisca tristemente in un'assordante anonimato.
Resta però una speranza, che giace nella complicatissima partita di Risiko che, latente e silenziosa, si sta giocando su più fronti: il post Berlusconi (Barbara, cordate o cogestione?), l'area-stadio del Portello abbandonata di punto in bianco (che non si torni a dirotto all'area Expo? Che in realtà non si abbia mai abbandonato veramente l'idea dei terreni fieristici di Rho? Che negli uffici di Fininvest e del Pirellone già si sappia qualcosa che nessun altro sa?).
Il futuro delle inchieste su Uefa e Fifa, e conseguentemente del futuro delle rispettive dirigenze e vedute politiche (Fair Play finanziario in testa). Insomma, forse la speranza è proprio questa: che i giocatori (noti ed occulti) di questa partita stiano aspettando la prima mossa (delibera, firma, rinuncia, acquisizione o destinazione d'uso che sia) per impostare la loro strategia, e che un po' come per il valzer-allenatori, dopo la prima mossa tutto il resto venga di conseguenza.
Sperando che questo "tutto il resto" faccia il bene del Milan e del movimento calcistico italiano.
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'89, brianzolo non praticante, un passato ignorante in Curva del Milan (più Nick Hornby che John King, più Abatantuono che ICF), tendente a un allegro e sereno alcolismo. Grandi passioni: calcio, birra, viaggi, musica, cultura casual popolare inglese e lettura. Crede nel furtogrill, nel Borghetti, nella grigliata di ferragosto, nel coro becero e in Martin Palermo.
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