
- di Marco Toselli
Perché il doping nel calcio non esiste: non c'è nessuno che lo cerca
Qui non si parla di fantasmi del passato: delle inchieste anni '90 sulla Juventus o dell'Operación Puerto insabbiata in Spagna. Sono sufficienti i fantasmi del presente per dare un'aria spettrale al calcio europeo di oggi. Il rischio è di non capire la portata del problema, o peggio ancora di ignorarlo. Quando i primi a essere danneggiati sono i tifosi veri.
Chi scrive è appassionato di ciclismo. Uno che potrebbe dire "ecco, visto? Anche il calcio è sporco!" ma che non lo farà. La ragione della mancata vendetta è Elisabeth Kübler Ross e il suo modello a cinque fasi dell'elaborazione del lutto. Kübler Ross ha teorizzato nel 1970 che di fronte a un lutto, la psiche umana va incontro a cinque fasi:
- negazione e rifiuto
- rabbia
- contrattazione o patteggiamento
- depressione
- accettazione
Uno che vive a pane e ciclismo ha vissuto tutte queste emozioni. Ha sostenuto che il doping non esiste. Si è scagliato contro chi ha tirato fuori l'argomento tabù. Ha tirato avanti sperando per il meglio. Ha perso la speranza. Ha capito la gravità del problema.
Oggi il calcio è alla fase numero 1. Per esperienza personale, non si tratta della peggiore.
Non c'è più rispetto, cara signora.
Il 20 settembre il Sunday Times, l'edizione domenicale del più famoso quotidiano britannico, è uscito in prima pagina con il sospetto di abuso di steroidi da parte di giocatori all'interno di competizioni UEFA.
Il Times non è un tabloid. È un giornale perbene che se ne sta tranquillo fino a che non ha tra le mani uno scoop. È tra i giornali che ha affondato Blatter con gli sviluppi dell'inchiesta anti-corruzione alla FIFA. Domenica il Sunday ha aperto titolando sui sospetti di doping. L'ha toccata piano, insomma.
Il Times presenta il caso come il più importante studio di doping nella storia del calcio: lo studio ha evidenziato possibile doping da parte dei calciatori di squadre di club e di nazionali delle competizioni europee. Le analisi sono state commissionate proprio dalla UEFA e hanno raccolto 68 casi sospetti o "aticipi" nei risultati delle analisi delle urine. Per 879 giocatori testati. Cioé: il 7,7% degli esaminati ha valori sospetti.
Cosa è stato trovato? Steroidi per alterare il livello di testosterone, che la WADA - l'agenzia internazionale antidoping - ha nella propria lista nera.
Ci sono dei tipi loschi che si aggirano per gli spogliatoi dopo le partite. Fate qualcosa! Chi sono questi con le pettorine? Cosa vogliono?
I controlli fanno riferimento al periodo dal 2008 al 2013. I valori dei giocatori sono tuttavia anonimi, mentre solo da questo nuovo anno la UEFA ha introdotto un nuovo regolamento anti-doping. Un regolamento ancora abbastanza blando, se la misura disclipinare per la recidiva è di soli 6 mesi di sospensione, mentre il ban a vita arriva solo dal terzo caso consecutivo.
Comprensibilmente, la stessa UEFA minimizza lo scoop del Sunday Times, che è riuscito ad ottenere dati destinati ad essere riservati. La UEFA parla di "mancanza di prove scientifiche" di doping nel calcio e sostiene di affrontare e combattere da anni il tema. Ben ritrovata fase 1. Gradisce un caffè?
Eppure è proprio la consapevolezza pubblica il traguardo più importante, in questa fase. Perché in caso contrario il rischio è che si pensi a un tentativo di gettare fango, di complottare contro la propria squadra del cuore, di fare casino per nulla. Mentre invece il vero problema è la mancanza del tema doping nel calcio, quando ormai anche la stessa UEFA ammette a livello statistico l'esistenza del fenomeno.
"Tranquilli, fate come se non ci fosse. Ora, tutti d'accordo per i Mondiali in inverno nel 2022?"
È molto triste che il calcio viva ancora con una mandria di elefanti nella stanza. Non si può parlare di omosessualità, come se gli altri sport di squadra non avessero fatto passi in avanti sul tema. Non si parla di doping, come se il solo fatto di parlarne possa danneggiare l'immagine dello sport. O del mercato.
Ed è proprio per evitare complottismi e facilonerie che servirebbe chiarezza. "Sono tutti dopati" è una frase che non si può sentire, in nessuno sport. Se qualche scoop ogni tanto fa luce e poi si spegne frettolosamente l'interruttore, è proprio la credibilità dello spettacolo a essere messa in pericolo.
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