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- di Marco Toselli

Cosa succede se la provincia si mette a giocare a calcio


Ogni anno nelle giornate che precedono la pausa per le nazionali emergono alcune cosiddette "piccole", che spiccano per il bel gioco o per i risultati. Quest'anno è il caso del Torino di Ventura e del Chievo di Maran. I giornali titolano sempre sulle "cenerentola" del calcio in vetta alla classifica, eppure la nuova serie A potrebbe essere diversa da come l'abbiamo conosciuta ultimamente.


Esiste ad oggi una chiara e netta pretendente per la vittoria finale? No, e fare discorsi sullo scudetto sembra anche un attacco poco fortunato per un focus sulle provinciali. Eppure tutto si mescola e si interconnette, in questo campionato dai risvolti poco chiari.

Poco chiari perché non esiste più la Juventus del ciclo "da Antonio Conte alla finale di Champions", non esiste l'ultimo grande Milan di Ibrahimovic, non esiste l'Inter 2007-2010. Esistono una serie di squadre capaci di dire la loro (Roma per prima), ma allo stesso modo in grado benissimo di perdere punti lungo la strada. Vale per il Napoli, vale per la Roma stessa, vale ovviamente per le milanesi ma anche per Fiorentina e Lazio.

Maran e "davvero abbiamo vinto le prime due?"

Per Udinese, Verona, Torino e altre formazioni di medio livello si apre uno scenario nuovo: i punti quest'anno sono possibili con chiunque, anche con la Juventus. Quindi perché non con Roma, Inter e altre presunte big?

La sensazione è che anche squadre più piccole o di provincia avranno la loro possibilità: il Chievo ha inaugurato la stagione con un sorprendente "bel calcio" in rapporto al tasso tecnico dei veronesi. Questo cosa può voler dire?

Prima di tutto, che si può allargare la forbice tra le provinciali: una forbice tra squadre compatte, organizzate e capaci di raccogliere punti, e tra squadre inefficaci, sterili e dagli schemi ripetitivi. Quanti punti potranno raccogliere in questo tipo di serie A Carpi e Frosinone (lo so che pensate a Lotito)? Forse è presto per dirlo; forse invece molti meno di Verona, Palermo e Torino. Morale: è possibile che per salvarsi, quest'anno possano bastare 30 punti.

Epic troll.

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Secondo, che le provinciali si sono spostate al centro del villaggio. Sarà complice la tendenza delle rose verso il limite dei 25 giocatori (con conseguente esubero di elementi di livello dalle grandi), sarà merito dei tecnici: oggi nella massima serie c'è più di una realtà medio-piccola che sa interpretare bene le partite e sa raccoglierne i frutti.

Il baricentro basso rappresenta la prima arma per ogni pretendente al tesserino di Buona-Squadra-di-A: è il biglietto da visita dell'allenatore che copre i suoi (vedi il Verona all'esordio contro la Roma) e imposta uno schema a specchio nel primo tempo. Ma la capacità di alzare il baricentro a partita in corso, di aggredire in pressing, di salire e di portare a errori difensivi è un elemento che abbiamo visto sia in Juventus-Udinese 0-1...

Non era un lancio in mezzo a caso, l'Udinese era salita compatta fino al fondo, prima dello scarico e del cross.

...sia in Torino-Fiorentina 3-1.

Qui il cambio di atteggiamento è ancor più palese. Nella prima metà, malgrado lo svantaggio, i granata continuano ad aspettare bassi e passivi il giro palla viola. Quasi come se gli andasse bene perdere di misura. Tutt'altro film nella ripresa: squadra più alta di una ventina di metri e pressione sulla ricezione dei centrali di centrocampo avversari. Nel dettaglio Mario Suarez, aggredito da Vives, riesce comunque a servire Borja Valero, pressato a sua volta da Baselli. L'ex Villareal però è costretto a scaricare su Tomovic, il quale, attaccato da Martinez, perderà palla.

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Cosa vuol dire, che il Torino andrĂ  in Champions e che il Chievo dopo 20 giornate sarĂ  salvo? No, ma sono segnali di un campionato che si muove, e il movimento non coinvolge soltanto il mercato delle big, ma anche la disposizione in campo di chi affronta le pretendenti allo Scudetto.

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