
- di Raffaele Campo
Sassuolo, paura di volare?
Come ogni anno, la serie A ci ha riservato sorprese. Positive e negative. Sorvolando sul flop delle milanesi, sulle quali sono stati già sprecati fiumi d'inchiostro, vogliamo mettere in luce quanto un'altra squadra abbia deluso le aspettative di inizio stagione. Ci riferiamo al Sassuolo. Può sembrare un'assurdità parlare di campionato fallimentare per una squadra che ha esordito nella massima serie solo l'anno scorso. Sia chiaro, il patron Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria nonché amministratore unico della Mapei non aveva ambizioni superiori a una semplice salvezza tranquilla. D'altro canto era comunque lecito aspettarsi di più.
Il punto di partenza di questa tesi va ricercato nella conferma dei gemelli del gol Berardi e Zaza, autori rispettivamente di 16 e 9 gol lo scorso campionato. Se aggiungiamo poi anche gli acquisti pesanti di Consigli, Peluso, Vrsaljko - pagato la bellezza di 6 milioni battendo la concorrenza di Milan, Inter e Fiorentina - e Taider, un lusso per una squadra di seconda fascia, allora il puzzle è completo: il Sassuolo doveva avere mire più alte della "quota 40 punti".
Sime Vrsaljko nel giorno del suo arrivo in Emilia. Il rendimento del croato è stato molto altalenante.
Ulteriori indizi in questo senso sono l'acquisizione del "Mapei Stadium", la scelta di puntare sui giovani italiani senza andare a cercare in giro per il mondo, ma anche la caparbietà nel valorizzare e recuperare i vari Sansone, Missiroli, Gazzola e Floccari.
Eppure già dalle prime gare del torneo si è intuito l'andazzo del "Sasol": lo 0-7 contro l'Inter alla 2a giornata, i numerosi pareggi e la prima vittoria arrivata solo all'8a, in occasione del 3-1 ottenuto a Parma. E l'1-1 casalingo con la Juve non è sufficiente a salvare il bilancio. Dopo questo burrascoso avvio, il trend neroverde migliora, ma solo parzialmente. D'accordo, ci sono state anche le soddisfazioni del 2-2 strappato all'Olimpico con la Roma, il successo a San Siro col Milan (2-1) e la vendetta contro l'Inter consumata tra le mura amiche (3-1), partita in cui la banda di Di Francesco ha letteralmente disintegrato i nerazzurri.
Ma sono gioie effimere, se si considera che la squadra, pur rinforzata rispetto ad un anno fa, malgrado dopo il tris alla formazione di Mancini fosse ad appena 4 punti dalla zona Europa, non ha mai compiuto quell'auspicabile salto di qualità. Certo, gli incroci con Fiorentina, Napoli, Lazio e Juve erano da bollino rosso, ma 8 punti in 10 partite restano sempre un bilancio deficitario. E, a voler essere ancora più puntigliosi e "cattivi", va ammesso che quest'anno l'obiettivo salvezza era più abbordabile rispetto ai precedenti tornei, viste le difficoltà tecniche ed economiche di Parma e Cesena e Cagliari. Non costava nulla puntare, o perlomeno anche solo provare a puntare, più in alto. Il Sassuolo invece, ha dato l'impressione di non andare mai oltre il "compitino".
La grinta di Domenico Berardi. Il gioiellino neroverde è a quota 11 reti, delle quali 6 su calcio di rigore.
Solo alcuni dei numeri dell'ultimo match del Mapei Stadium contro il Torino (1-1) parlano chiaro: 21 tiri per i granata contro i 9 del dei padroni di casa. Anche i piemontesi sono quasi fuori dalla corsa all'Europa League e, salvo sorprese, hanno poco da chiedere al campionato, tuttavia è proprio in queste circostanze che si nota il diverso spirito e il differente atteggiamento della squadra.
E' un caso che Di Francesco si sia lamentato in più di una circostanza dell'atteggiamento del suo gruppo?
Addentrandoci invece nelle pieghe 4-3-3 ideato dal tecnico pescarese, che prevede tanto possesso palla ed equilibrio in mezzo al campo, puntiamo il dito in primis contro il pacchetto arretrato, il reparto cioè che ha messo in evidenza i maggiori limiti del collettivo. Partendo dai terzini, Peluso e Vrsaljko non hanno convinto fino in fondo, e molto spesso Di Francesco ha dovuto ricorrere ai comprimari Longhi e Gazzola. La fascia sinistra, dopo il flop di Ziegler lo scorso anno, è rimasta un tabù. Anche i centrali, Cannavaro in primis, potevano fare decisamente meglio. Troppe volte infatti sono state determinanti le parate di Consigli. Ci si è messa di mezzo una bella dose di sfortuna, vedi i crack di Antei, Terranova e Cannavaro tra febbraio e aprile, con Peluso costretto a giocare nell'inedito ruolo di difensore centrale assieme all'ormai recuperato Acerbi. Per sopperire a questa situazione, la società aveva ingaggiato Natali (ad oggi inutilizzato), ma in ogni caso questo alibi degli infortuni regge solo in parte. Anzi, molto parzialmente.
L'esultanza di Saphir Taider dopo la rete realizzata al "Tardini". Per l'algerino una stagione sottotono.
Venendo a centrocampo, se capitan Magnanelli, al netto dei suoi limiti in regia ha sempre dimostrato massimo impegno ed attaccamento alla maglia, la nota più dolente risponde al nome di Taider. L'algerino era giunto in Emilia ad agosto dopo neanche tre settimane tra le fila del Southampton, e, dopo un buon inizio condito dal bellissimo gol siglato contro il Parma e 3 assist, si è gradualmente spento, specie dal ritorno dalla coppa d'Africa. Solo a sprazzi si è (ri)visto il ragazzo che incantava con la maglia del Bologna. Il migliore è stato senza dubbio Missiroli (secondo whoscored.com valutazione 7,26) che, dopo tanti anni di gavetta in Serie B, sta dimostrando di meritarsi la A. È lui che crea maggiore vivacità, ed è sempre da lui che partono le principali azioni offensive.
Circa il reparto offensivo, il trio d'attacco ha, in un modo o nell'altro, funzionato: 11 reti Berardi, 8 Zaza e 5 Sansone costituiscono un discreto bottino. Ma andando oltre i gol, anche qui ci sono delle riserve da sciogliere. Zaza, alla luce dell'etichetta di "giocatore simbolo della nazionale operaia di Conte" e più in generale degli esagerati proclami di inizio stagione, ha segnato molto meno di quanto ci si potesse aspettare. In particolare se si tiene conto che ha raggruppato la sua dote tra dicembre e gennaio e che non segna da quasi 3 mesi. Berardi invece, dopo l'exploit di 12 mesi fa, doveva compiere un ulteriore passo in avanti che non si è ancora materializzato. D'accordo, 10 assist e ottimi spunti individuali, ma anche 5 giornate di squalifica e 6 gol su 11 su rigore. Un bilancio non eccessivamente lusinghiero, per una mezza punta propenso ad aspettare la palla da fermo e poco incline quindi ad attaccare la profondintà. Se pensiamo che il Torino si è privato del micidiale duo Cerci-Immobile, la classifica grida vendetta. Discreto torneo per Sansone, emerso alla distanza: non è mai stato un bomber da 20 gol, ma il suo onesto lavoro lo ha sempre fatto.
Come il Sassuolo del resto, che ancora però non è diventato grande.
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