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- di Gian Marco Porcellini

Borussia Dortmund-Juventus: resistere alla pressione


Borussia Dortmund-Juventus. Una stagione racchiusa in 90 minuti. Per la Juventus il ritorno degli ottavi di finale di Champions League in casa del Borussia Dortmund rappresenta realmente lo snodo cruciale di questo 2014-’15. E non è sensazionalismo a buon mercato, malgrado il pianeta pallonaro viva di superlativi ed iperboli. Perché per i ragazzi di Allegri, superare il turno significherebbe sedersi al tavolo delle migliori 8 d’Europa. E aver centrato quindi l’obiettivo indicato da Agnelli ad inizio anno. Che permetterebbe poi di affrontare gli eventuali quarti a mente sgombra, considerato oltretutto che la pratica scudetto è ormai archiviata da una quindicina di giorni. Ma prima di lanciarsi in voli pindarici, la domanda da un milione di dollari è: riusciranno i bianconeri ad uscire indenni dalla bolgia della Signal Iduna Park, anestetizzando i famigerati pressing e contropiede della banda di Klopp?


All’andata la Juve ha risposto positivamente al quesito col 2-1 finale, anche a costo di snaturare sé stessa: squadra bassa (baricentro verosimilmente sotto i 50 metri), possesso inferiore all’avversario (46% per un totale di 322 passaggi completati) e ritmi blandi a disinnescare le accelerazioni giallonere, col sontuoso Bonucci (ben 6 passaggi chiave!) a scavalcare la prima linea di pressione del 4-3-3 teutonico in fase di non possesso tutta concentrata su Chiellini (vedi immagine sotto) grazie alla verticale lunga ad imbeccare Tevez e Morata, letali in transizione, in particolare lo spagnolo sulla sinistra. Approfittando quindi di un centrocampo, quello composto da Sahin e Gundogan, carente a livello di interdizione, e di una retroguardia in imbarazzo quando si trattava di scappare verso la propria porta con molto campo da coprire.


Il bersaglio principale del gegenpressing a Torino? Giorgio Chiellini (#2), vale a dire il meno dotato tecnicamente nei 4 dietro. Che non a caso è stato il giocatore a cui il BVB ha permesso di ricevere più palloni nella Juve, ben 37. Il problema per Chiello, scivoloni a parte, è che una volta entrato in possesso della sfera, è stato sistematicamente aggredito. In questo caso, mentre si appresta a controllare il passaggio di Bonucci (#1), viene attaccato da Aubameyang (#3).

Cattura di schermata (22)


 

Altro fiore all’occhiello di Allegri nella vittoria dell’andata, meno palese ma non per questo trascurabile, l’ampiezza sottratta ad un Borussia che fa delle aperture, delle accelerazioni e delle sovrapposizioni sugli esterni un must. Reus, tralasciando la rete dell’1-1, non è stato pervenuto, idem Aubameyang sulla destra. Un po’ perché ormai preferisce agire da falso nove, un po’ perché dalla sua parte l’infortunato Piszczek è stato sostituito da Ginter, di professione centrale difensivo, fatto sta che pure il gabonese lo scorso 24 febbraio ha offerto un contributo impalpabile: 10 passaggi sbagliati su 31, appena un dribbling riuscito ed un tiro fuori, ma soprattutto la sensazione di essere, al pari del numero 11, perennemente avulso dal gioco. Merito in questo senso del 4-4-2 predisposto dall’ex mister del Milan in fase difensiva, con le due mezzali Pogba e Vidal a scivolare lateralmente, specie quella sul lato forte dell’avversario.


Il 4-4-2 bianconero in fase di non possesso (Morata è fuori dall’immagine).

4-4-2 in fase non possesso juve


Ecco perché il presunto ritorno al 3-5-2 e relativo mismatch sfavorevole sulle fasce, può costituire un azzardo. Che costringerebbe, specialmente in caso di ripetute sortite dei padroni di casa dagli esterni, la linea a 5 a schiacciarsi a ridosso della propria area. D’accordo la maggior copertura e densità nella zona centrale del campo, coniugata alla possibilità di sgravare parzialmente Bonucci dalla pressione del Dortmund e agevolarne l’impostazione, ma sottrarre un uomo alla mediana per piazzarlo dietro, è una mossa che paga? E soprattutto Barzagli, dopo l’egregio debutto da titolare a Palermo sabato, è già pronto per essere spremuto a distanza di 4 giorni nonostante quasi 9 mesi di inattività? In tal caso, a fargli posto sarebbe il motorino Pereyra. Certamente ancora un po’ acerbo tatticamente e talvolta confusionario nella gestione della sfera, ma comunque vivace (3 dribbling riusciti contro i tedeschi), volitivo (3 contrasti vinti e un tiro) e sempre pronto a supportare la manovra offensiva. Che può e deve guardare la catena di destra giallonera, dove il già citato Ginter e un Blaszczykowski mai titolare nell’ultimo anno causa rottura del crociato seguita da un altro grave infortunio muscolare, non sembrano esattamente invulnerabili.

L’impressione è che la Juve in campionato, riprendendo in parte quanto già successo contro il BVB, a Roma (1-1) e Palermo (0-1) abbia voluto fare le prove generali in vista della partita di stasera: pallino del gioco consegnato agli avversari (in entrambe le occasioni possesso inferiore al 50% e massimo 370 passaggi completati, a dispetto dei 500 circa di media stagionale), difesa compatta sulla zona della palla e circolazione pigra tra i 5 dietro, in attesa del colpo del singolo (leggi la punizione di Tevez nella capitale o il sinistro a giro di Morata in Sicilia).
Ma un copione del genere stasera non può fruttare dividendi: non contro una formazione che pur di ribaltare il passivo, sarà disposta a forzare ritmi, giocate e pressione, attingendo dalla curva più grande d’Europa (25.000 posti) un’energia forse impensabile dopo la gara di 3 settimane fa. Il tutto fermo restando che bianconeri non sono stati costruiti per difendersi. Non fa parte del dna scolpito al tempo da Antonio Conte, utopistico quindi pensare di giocare per lo 0-0 col cronometro in mano. Allo Juventus Stadium i campioni d’Italia hanno bypassato le proprie attitudini con una caparbia gestione del match sotto il profilo tattico, premiato dalle ripartenze mortifere in campo aperto. Stavolta servirà compiere lo step successivo se si vuole approdare ai quarti. In termini di mentalità, personalità ed intensità.

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