
- di Andrea Ravasi
La gravità di un silenzio
Le famose "Parole, parole parole soltanto parole" della canzone di Mina, nel calcio ormai contano più del verdetto del campo. Perché la capacità di un allenatore, di un giocatore, di un dirigente o di un qualsiasi tesserato nel comunicare un concetto, risulta ormai fondamentale per trasmettere trasparenza e sicurezza alla squadra e ai tifosi.
Basti pensare alle differenze tra Mancini e Mazzarri o Seedorf e Inzaghi, o ancora Garcia e Conte per capire come la comunicazione sia importante, senza dimenticare Mourinho, autentico vate di questo campo.
Allora perché il Napoli, attraverso il suo presidente Aurelio De Laurentiis, ha imposto il silenzio stampa "ad aziendam" (nello specifico Sky)?
A parte la violazione dei contratti e la cospicua multa che la società dovrà pagare, al di là del danno arrecato al palinsesto del post partita - tra l'altro, gara splendida, il 2-2 tra Napoli e Inter, come raramente se ne vedono in serie A - ha leso i "diritti" pure dei tifosi partenopei abbonati a Sky. In quanto non hanno potuto beneficiare dei commenti di tecnico e giocatori circa il crollo della squadra nel finale di match.
L'analisi dell'incontro certo passa dal confronto con gli opinionisti, che essendo tali esprimono un proprio giudizio. Che può anche essere duro, innescando un diverbio come è accaduto tra il commentatore Massimo Mauro e l'allenatore spagnolo Rafa Benitez la settimana scorsa. Sarà per questo motivo che il Napoli ha imposto il silenzio Sky, se lo vogliamo ribattezzare così, poiché non si tratta di un vero e proprio silenzio stampa? Se la riposta è si allora possiamo chiudere tutto e smettere di parlare di calcio, perché non accettare una discussione o una contrapposizione che si viene a creare tra due persone con opinioni diverse è qualcosa di infantile.
Forse il gesto del produttore cinematografico è stato deciso dopo che la nota emittente satellitare ha scritto una lettera, anche dura, nei confronti della Lega di Serie A. Una presa di posizione, secondo il presidente del Napoli, illegittima. ma un'azienda che paga 943 milioni di euro l'anno per trasmettere le partite del campionato nostrano, non ha il diritto di chiedere la regolarità del torneo per cui ha pagato? D'altro canto domandare è lecito, rispondere è cortesia. Il fatto è ancora più grave in quanto De Laurentiis è un uomo che fa parte del mondo dello spettacolo e ha deciso di privare i suoi tifosi di uno show per cui hanno pagato. È come se un cantante dopo aver registrato un sold out non si presentasse sul palco perché non gli va e si tenesse i soldi del l'incasso, coi fan che si infurierebbero. E così dovrebbero fare gli abbonati napoletani a Sky, e in generale tutti, perché sono stati privati di un servizio e di contenuti di cui avrebbero dovuto godere di diritto.
Il presidente dovrebbe quanto meno fornire spiegazioni, e al più presto, per il gesto di gravissima portata che ha compiuto. Perché non si è mai visto un silenzio stampa "ad aziendam". Una volta spiegate le ragioni probabilmente, o forse no, ci sarà tutto più chiaro, ma intanto De Laurentis ha rovinato una trasmissione che tutti gli abbonati a Sky meritavano di avere, poiché tutti meritavano di ascoltare e vedere il confronto tra Benitez, e i suoi giocatori, e i vari Boban, Mauro, Marchegiani e Porrà.
Nel periodo in cui la libertà di stampa è stata attaccata in modo ben più grave e tutti si sono prestati a difenderla - a parole - De Laurentiis ha danneggiato un'azienda che tiene in vita un movimento calcistico che sta andando verso il baratro. Speriamo di ottenere delucidazioni in materia. Anche se certamente la gravità del gesto non cambierà.
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Nato nel 1994 a Treviglio (BG), laureato in Management presso l'Università L. Bocconi. Tifoso interista dalla nascita e amante del calcio, un poco di buona musica non guasta mai. Collaboratore @Sportellate.
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