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- di Baluardi del calcio popolare

I Baluardi del Calcio Popolare: La maledizione di Barry Copa


Ci sono momenti in cui il Calcio si avvicina alla magia, momenti nei quali i valori tecnici e psicologici in campo prescindono dalla realtà e il deus ex machina non è facilmente identificabile. In questo caso noi lo abbiamo identificato in Barry Copa, portiere, rigorista, stregone e da una settimana Eroe Nazionale.


Non sono bastate due ore per decidere chi tra gli Elefanti della Costa d'Avorio e le Stelle Nere del Ghana sarà Re dell'Africa. Dopo 120 minuti, dove lo spettacolo e il gioco sono mancati all'appello, dove a parte calci, calcioni e puntate nei coglioni non c'è stato molto da commentare. Arriva il momento fatidico: il destino calcistico di due nazioni si deciderà ai calci di rigore.

Durante la cinica lotteria dei rigori ognuno ha i suoi riti, il suo modo di prendere la vita e di viverla. Gervinho ad esempio rinuncia proprio a viverla, viene sostituito e durante tutti i rigori guarda solo ed esclusivamente il pubblico o il vuoto. C'è chi prega, chi abbraccia i compagni nonostante la tensione e chi è chiamato a cercare di non far segnare gli avversari, l'ultimo baluardo tra la gloria e la macchia della sconfitta: il portiere.

L'estremo difensore del Ghana è Razak con la "Z" di Zorro. Dall'altra parte uno che si è trovato a difendere i pali degli Elefanti per caso, a causa di un infortunio del primo portiere. Il suo nome è Barry Copa. Per 120' tutti hanno aspettato un guizzo spacca difesa di Gervinho, una zampata di Doumbia, un'incursione di Yaya Tourè. E invece il destino di un popolo è nei guantoni di Boubacar Barry, detto Copa.

Si inizia e il Dio del Calcio Africano sembra simpatizzare per le Stelle Nere del Ghana. Perché i primi due rigoristi della Costa d'Avorio, Bony del Manchester City e Tallo, non sembrano avere mai tirato un rigore in vita loro, mentre i ghanesi Wakaso e Jordan Ayew la mettono dentro con semplicità. Dal terzo giro però entra in scena Copa.

Barry Copa è quello che si appende ai pali durante il riscaldamento, è quello che per esultare al mondiale del 2010 stacca una zolla di erba e se la mangia come un vegetariano cannibale. Insomma un bel personaggio di 35 anni. Lo vedi in mezzo ai pali e non gli dai neanche una speranza. Tutti abbiamo pensato che questo non para un rigore neanche se glielo tirano in mano. Nel calcio però tutto può cambiare nel giro di mezzo secondo. Obdulio Varela nel 1950 impiegò due minuti per tornare a centrocampo con il pallone e in quei due minuti il destino di quella partita cambiò, con l'Uruguay che vinse i mondiali facendo piangere milioni di brasiliani in casa loro. Un po' come 65 anni prima, all'improvviso l'inerzia svolta bruscamente.

Barry Copa si ricorda di avere un qualche antenato stregone, inizia a maledire chiunque si presenti davanti a lui. E lo fa parlandogli dolcemente, quasi soavemente, con uno stile tutto suo. Tanto che quei poveri malcapitati neanche se ne accorgono. Ad ogni rigore Barry Copa ci mette più del normale per andare in porta e nel frattempo parla. Parla con gli dei del Calcio Africani e li convince a stare dalla propria parte. Perché è da 23 anni che la sua patria aspetta di vincere, perché una generazione di campioni come Drogba, Kolo Tourè, Yaya Tourè, Gervinho e compagnia non sono riusciti ancora a vincere nulla con la Nazionale. Gli dei decidono di accogliere la sua preghiera, ma prima vogliono divertirsi ancora un po'. Decidono di affidare il destino di questa finale nelle mani e nei piedi dei due portieri. Superato il quinto rigore, si procede ad oltranza. E tocca proprio a Razak tentare di battere Barry Copa e firmare con la sua Z la porta del collega avversario. Barry Copa è a terra dopo l'ultimo rigore, dolorante, forse davvero forse per finta. Dice di essersi infortunato alla gamba e di avere i crampi. Vedere un portiere coi crampi è praticamente impossibile, è evidentemente un modo per prendere tempo, parlare con gli dei e nel frattempo mettere pressione agli avversari. Lui si riposa mentre l'avversario Razak è già sul dischetto.

Barry Copa con una magia trasforma don Diego de la Vega Razak in un Sergente Garcia qualunque, parandogli il rigore. Dopo si butta a terra, fingendo un altro infortunio, mettendo di fronte il numero uno ghanese dinanzi al suo fallimento. Tutto lo stadio esulta, tutti tranne Gervinho che riporta la calma, ancora non sa di aver già vinto. Perché Barry Copa facendo rimuginare Razak in seguito al penalty appena sbagliato, è come se avesse già segnato il rigore decisivo.

È il momento di scrivere la Storia di un Calcio considerato sempre minore, è il momento di presentarsi sul dischetto e certificare la benevolenza degli dei del Calcio Nero. Barry Copa tira, segna e corre. È l'EROE! Lui che non ci doveva essere in porta, lui che non è un fenomeno, lui che a guardarlo non lo consideri neanche un calciatore professionista. Tutti a celebrare l'EROE sotto la curva degli Elefanti. Lui piange nell'intervista post gara, piange per lavarsi dalle parole di chi non lo voleva in squadra, di chi diceva che era un bidone, che ormai era troppo vecchio. Lode e gloria a Barry Copa, Eroe Nazionale, portiere-rigorista e stregone.

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Matteo Enia 2/6/87 (quello col cappello) Antropologo, si interessa di fenomeni sociali legati al mondo pallonaro. In campo si ispira a Giulio Migliaccio. Si auto definisce un Baluardo del Calcio Popolare. Locrese di adozione, quando è in Calabria segue attivamente il campionato di promozione calabrese sostenendo L'ac Locri 1909, tra le squadre professionistiche sostiene il Palermo. Vive e pensa a Roma. Francesco Tromba Sostiene da sempre le squadre di provincia. Da piccolo guardava tutto il calcio presente in tv anche posticipi come Spal-Pro Vercelli. É da sempre dalla parte del più debole, del più matto, del più strambo. L'ombrello di Luca Bucci è un gesto di Redenzione totale. No al calcio moderno, sì ai Baluardi del Calcio Popolare!

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