
- di Michele Bosco
Napoli. Ieri, oggi e domani.
Il Napoli vincerà a Bilbao e passerà il turno. Di questo l'ambiente partenopeo deve convincersi e diventare un tutt'uno con tecnico e squadra.
Ma se i giornali "escono" tutti i giorni, se il loro nome ufficiale è "quotidiani", è perché dovrebbero essere un mezzo per descrivere, informare, rappresentare ai lettori quello che succede "oggi". Che può essere molto diverso da quanto successo ieri ed altrettanto differente da quanto potrà accadere domani.
Il preliminare di Champions League non è solo uno snodo fondamentale per questa stagione ma la partita del San Mamès influenzerà non poco le strategie della società e il progetto azzurro nei prossimi mesi.
Già, il progetto. Probabilmente qualche considerazione va fatta. Ripromettendosi, però, di aspettare non solo l'esito del ritorno in terra basca, quanto la fine del mercato, per dare giudizi definitivi e provare a capire davvero in che direzione De Laurentiis abbia deciso di andare. Quando è arrivato Benìtez il tifo napoletano si è sentito sollevato. "È il garante del progetto", ci siamo detti tutti. "Se ha firmato, avrà avuto garanzie", auspicavano in molti. L'allenatore spagnolo è stato accolto come un Re. Ogni conferenza una lezione, ogni intervista un'emozione. A Napoli si vive di eccessi, si sa, in un senso e nell'altro. Ed anche pensare al mister come un profeta lo è. Forse logica conseguenza del "ricordatevi da dove venite" che spesso è stato ripetuto ai tifosi.
Dopo la partita con i baschi, però, si fa fatica a capire dove finiscano i demeriti di un mercato in colpevole ritardo e inizino quelli tecnici.
Fatto sta che il Napoli si è presentato con Rafael in porta e non più Reina. Ha schierato Britos terzino sinistro, Gargano al fianco di Jorginho ed ha preferito Insigne all'ormai indispensabile Mertens. Se quest'ultima scelta si può imputare alla condizione fisica e quella relativa al portiere era una staffetta programmata da un anno (giusto o meno che sia, lo dirà il campo), sono di difficile comprensione le altre. Che vanno ad aggiungersi alla cessione di Behrami senza il tempestivo arrivo di nuovi centrocampisti ed al mancato utilizzo di Pandev, Dzemaili, Inler, Zuniga, Ghoulam ed Henrique. Non che si parli di calciatori insostituibili. Il macedone, per esempio, è in lista di sbarco, così come Dzemaili. Quello che stupisce è che queste scelte siano state fatte nonostante il mercato abbia portato solo Koulibaly e Michu, quest'ultimo peraltro in evidente ritardo di condizione, e non abbia ancora consegnato a Benitez i tasselli che mancano.
A livello tattico, inoltre, si continua senza alcuna variabile sulla strada di un sistema, il 4-2-3-1, che in alcuni frangenti sembra penalizzare pesantemente alcuni elementi, Hamsik ed Insigne su tutti. La squadra, in fase di non possesso, difende disponendosi col 4-4-2, con lo slovacco sulla stessa linea di Higuain. Recuperata la palla, quindi, è costretto a "venire incontro" ai centrocampisti per lo scarico del pallone trovandosi spesso spalle alla porta e perdendo i suoi classici tempi d'inserimento. Lorenzo, invece, che rispetta alla lettera i dettami del suo allenatore rincorrendo gli avversari fin dentro la propria metà campo, è invischiato in un equivoco tattico abbastanza evidente. Da punta esterna, infatti, si trova invece a "lavorare" da laterale a tutto campo. Non avendo la struttura fisica né la corsa per farlo. Valutare un accorgimento in direzione del 4-3-3 potrebbe portare benefici ad entrambi e non solo a loro. Nel complesso, difendere disponendosi col 4-1-4-1 garantirebbe un centrocampista davanti ai due centrali di difesa e maggior protezione e copertura delle "linee di passaggio" avversarie. Hamsik, da interno sinistro, potrebbe partire una ventina di metri più indietro, dare maggior densità in mezzo al campo e "correre in avanti" una volta recuperato il pallone. Insigne, invece, sarebbe più libero di agire dalla trequarti in su, seppure a quest'ultimo vada preferito, oggi come oggi, Mertens. Probabilmente anche Inler e Jorginho, singolarmente, troverebbero giovamento dall'avere due interni ai lati. Un pò come Conte, che capì velocemente che il "suo" 4-2-4 non era ottimale avendo Pirlo e Vidal in rosa.
Le domande che tifosi e addetti ai lavori si fanno sono tante. Ed anche i più accaniti "seguaci" dell'imprenditore romano iniziano ad avere dei dubbi.
La prima cosa che appare evidente è la divergenza tra le parole e i fatti. "Mi gioco lo scudetto con voi". Come? Perdendo uno dei migliori portieri europei e il leader dello spogliatoio? Mettendo l'allenatore nelle condizioni di inventarsi un già modesto difensore come terzino sinistro? Rispolverando Gargano, bocciato due anni fa, in mezzo al campo? Avendo ancora Duvan come prima alternativa di Higuain? Arrivando alla partita più importante della stagione senza aver preso alcun centrocampista degno di questo nome? Per ora, è saltata agli occhi la reazione alla prima reale contestazione di una parte del tifo organizzato. Parola scudetto inflazionata nei propri discorsi, "lacrimuccia" discorrendo su origini e napoletanità ed amichevole col Kalloni "liberalizzata" dalla pay per view (a cui era destinata fino a quel momento).
Verrebbe da usare un'altra espressione tanto cara proprio a De Laurentiis, ovvero "cà nisciun è fess". Per carità, giustissimo sottolineare quanto sia stato fatto in questi anni. Importantissimo evidenziare il percorso di crescita. Ma il timore, fondato, è che l'apice sia stato già raggiunto. Che l'obiettivo non sia realmente vincere quanto "galleggiare" in quelle posizioni che garantiscano l'Europa senza svenarsi e lauti profitti grazie alla passione dei napoletani. Coi quali "giocare" con l'esca del tricolore.
Questo, si, sarebbe ingiusto e scorretto. Niente di male se non ci sono i mezzi per fare di più. Ma ci sia un confronto sereno con la tifoseria per spiegare realmente come stanno le cose.
Perché se è vero che i napoletani sono stati fortunati ad avere De Laurentiis come presidente è altrettanto vero che, probabilmente, è più fortunato De Laurentiis ad essere il presidente del Napoli e dei napoletani...
Michele Bosco
@imagoemmebi
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