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3 min

- di Marco Sarto

Brasile 7.1, il day after


Per il Brasile versione 2014 è notte fonda. I panzer tedeschi distruggono i favoritissimi padroni di casa bucando per ben 7 volte la porta difesa da Julio "triplete" Cesar. Cronaca di un'ecatombe calcistica.


Bambini in lacrime, Ronaldo in lacrime e tifosi verdeoro che si scatenano in una torcida contro la loro selecao. Quello che per alcuni commentatori sportivi poteva essere solo un immaginifico incubo, si è rivelato il più veritiero e triste epilogo di una rassegna mondiale giocata male e gestita peggio. Felipe Scolari questa volta avrà il suo mal di stomaco nel digerire una sconfitta maturata fin dall'inizio del match, pagando scelte e dictat tattici che non hanno mai dato gioco d'insieme al suo Brasile.

Maicon, ancora un buon giocatore a dispetto dell'età non più troppo verde, e Marcelo ne combinano una dietro l'altra: la catastrofica prova dei terzini di spinta carioca ha ricordato, a chi scrive, gesta comiche degne di un film di Stanlio ed Olio. I due sbagliano l'inverosimile sopratutto in fase difensiva, dove in innumerevoli occasioni abbandonano a sé stessa una coppia, quella formata da David Luiz e Dante, poco rodata e macchinosa.
Come un tavolo con una gamba sbeccata, la retroguardia brasiliana traballa paurosamente ad ogni azione tedesca che si spinge oltre alla tre quarti campo.

La mancanza di Thiago Silva è un'attenuante a tutto il reparto: non poter contare sul più forte centrale al mondo è una sciagura, sopratutto quando devi fare a sportellate (ci piace dirlo, chissà perché...) con un Miroslav Klose, divenuto il recordman di segnature nella storia della coppa del mondo (16 centri per l'ex Werder e Bayern, uno in più di Ronaldo). A spese, ironia della sorte, di Ronaldo "o fenomeno". Il bomber della Lazio è prezioso come l'oro in tempo di crisi: è lui che detta i tempi di inserimento e crea profondità tra le linee avversarie, portandosi a spasso una difesa ballerina. Un evergreen in puro stile teutonico, rude e pungente come solo lui sa fare.

Germania-Brasile

Sull'altare dei campioni celebriamo Sami Khedira. Imponente la sua presenza a centrocampo: il pennellone turco-tedesco ha tracciato solide corsie per una corsa dinamica e intelligente, il tutto corniciato da ottimi disimpegni e da un gol che è più che meritato per sacrificio e sagacia.

Di Neuer abbiamo già detto molto (https://www.sportellate.it/2014/07/01/thomas-muller-lacrima-algeri/), ma partita dopo partita sembra che il  numero 1 faccia di tutto pur di ricevere nuovi elogi. E allora ecco due parate sensazionali a tu per tu con Paulinho ed un fisico da centrometrista in puro acciaio: quando un portiere, oltre ad essere fisicamente possente, è per di più tecnicissimo (inflazione di superlativi, ma per commentare un 7-1 questo ed altro) la vittoria il più delle volte è già in banca.

Fred e Balotelli si sono ritrovati ancora una volta ad essere fratelli di ingiuria: pochissimi i palloni giocabili per l'ex Lione, troppo statico per contrastare un Hummels geometra della mediana germanica.

Con un Draxler che ha dimostrato di essere degna colonna della futura nazionale tedesca, il commissario tedesco Joachim Loew non può che dormire sogni tranquilli. Gli stessi che farà Schurrle stanotte, quando ripenserà al suo secondo capolavoro. In suo soccorso, qualora lo interrogassero circa il colpo di genio con cui ha bucato Julio Cesar per la settima volta, l'ormai famosa "regola Bobo Vieri". Di fronte ad una giornalista che gli chiese cosa pensasse quando stava per segnare, la risposta di Bobone fu secca ed eloquente: "Pensare!?".

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