
- di Gian Marco Porcellini
Le schegge del Porce: outsider e sfigati
1) Apro le danze stilando la mia personalissima top 11 della serie A, disposta con un 4-3-3: Perin; Maicon, Barzagli, Benatia (Glik), Lulic; Candreva, Pirlo, Vidal (Borja Valero); Callejon (Cuadrado), Immobile, Tevez. All.: Mandorlini. Due precisazioni, Lulic terzino sinistro e Candreva interno destro sono due forzature, ma era l’unico modo per farli entrare in questa squadra. Il tecnico ravennate l’ho scelto perché, oltre ad aver condotto la sua squadra alle soglie dell’Europa, ha messo in campo una squadra vivace e frizzante. Altro che lo squallido tripudio di 5-3-2.
2) La Fiorentina ce l’ha messa tutta pur di far vincere la partita al Torino, ma Cerci non ne ha voluto sapere di andare a fare i preliminari di Europa League, preferendo così farsi parare il rigore da Rosati pur di non arrivare sesto. Scherzi a parte, hanno pesato, più che l’errore dal dischetto dell’ex viola, il pari ottenuto 7 giorni fa e i punti persi per strada a causa di qualche svista arbitrale. Se la ride il sottovalutatissimo Donadoni, se la ride il Parma, di nuovo in Uefa 7 anni dopo (ritenute Irpef permettendo). Più che su Cassano, uno che dividerà i calciofili sempre e comunque (se viene convocato in nazionale non va bene, ma non va bene nemmeno se resta a casa), mi focalizzo sul protagonista del match vinto 2-0 col Livorno, quell’Amauri dotato di eccezionali mezzi tecnici, specie nel gioco aereo, eppure troppo emotivo per esprimersi con continuità. Perché Ama è un pò genio, ma soprattutto sregolatezza.
3) Sui 102 punti della Juve e sull’imprescindibilità di Conte sono già stati versati abbastanza fiumi d’inchiostro, io approfitto di quest’ultima giornata di campionato per elogiare Marco Storari. Un secondo portiere che in diverse altre formazioni di serie A avrebbe giocato titolare, di Buffon amico e non rivale, il quale è sì consapevole del suo ruolo in squadra, ma che quando viene chiamato in causa si fa sempre trovare presente. Insomma, il dodicesimo che tutti gli allenatori vorrebbero avere.
4) E meno male che ad agosto ero convinto che la Lazio sarebbe arrivata nelle prime tre, a giocarsela con Juve e Roma. Coi big confermati in blocco (Marchetti, Lulic, Candreva, Hernanes e Klose) ed una rosa allungata grazie agli arrivi di gente navigata (Biglia e Novaretti) o ancora giovani in rampa di lancio (Felipe Anderson, Perea e Keità), pensavo sarebbe ripartita dalla vittoria della coppa Italia del 2013 per migliorare sensibilmente il 7° posto in classifica. Invece Petkovic, vuoi per una difesa che ha iniziato ad imbarcare acqua da tutte le parti, vuoi per l’esclusione di Gonzalez in mediana in favore dell’imballato Biglia, vuoi per gli infortuni perenni di Klose, ha smarrito la bussola, finendo per essere esonerato a Natale. Reja ha messo qualche pezza, ma ormai il dado era tratto. Risultato? Lazio 9a, a -22 dalla zona Champions.
5) Sempre in tema di Champions, il Napoli, messa in bacheca un’altra coppa Italia, bissa i 78 punti del 2012-’13, eppure chiude un gradino sotto la passata stagione. Come giudicare quindi l’annata di Benitez? A mio avviso in maniera positiva: la squadra, con l’avvento del tecnico spagnolo, ha dovuto metabolizzare una rivoluzione tecnica e culturale ben più profonda del semplice cambio di modulo (dal 3-5-2 di Mazzarri al 4-2-3-1). Si è passati dal catenaccio e contropiede tanto cari al tecnico toscano ad una sfrontatezza ai limiti della follia. Se da un lato i colpi di mercato (Reina, Albiol, Ghoulam, Callejon, Mertens e Higuain) si sono calati egregiamente in un contesto tutto nuovo, dall’altro la vecchia guardia, su tutti Maggio e Hamsik, ha stentato e non poco a riproporsi su livelli anche soltanto accettabili. Morale della favola, i partenopei, esplosivi con la palla tra i piedi, hanno pagato in maniera sanguinosa i limiti di un undici incompleto, specialmente dietro e in mezzo al campo, quando aggredito. Adesso la palla passa a De Laurentis: se avesse voglia di investire in un paio di innesti di spessore, gli azzurri potrebbero ambire anche allo scudetto. Diversamente gli orizzonti non varierebbero molto da quelli attuali. Anzi dovrà essere Benitez a rivedere i suoi piani, e passare magari ad un più prudente 4-3-3, per garantire maggior riparo alla difesa.
6) Nel giorno dell’addio agli eroi del triplete Cambiasso, Milito e Zanetti, è un altro argentino, il portiere Carrizo a prendersi la scena, facendosi infilzare dal desaparecido nonché ex interista Obinna (2-1 Chievo il finale). Fenomeno.
7) Penso all’Atletico Madrid e penso ad una squadra che ha le palle grandi almeno quanto quelle del suo tecnico, quel fenomeno di Diego Pablo Simeone il quale ha strappato un 1-1 sul campo del Barcellona decisivo ai fini del campionato. Senza Arda Turan e Diego Costa, usciti per infortunio nel corso del match. Chiudo sul Barcellona: basta dire che è finito, con un paio di varianti tattiche (tipo un centravanti classico ed un centrocampista in grado di inserirsi) può tornare a dettare leggere.
8) Troppo comodo ripetere il 3-0 maturato in Premier il giorno di Pasqua, meglio complicarsi un pò la vita prima di tornare a vincere qualcosa a 9 anni di distanza. È la trama della finale di Fa Cup tra Hull City e Arsenal: gunners spudoratamente superiori ai tigers, eppure sotto di due reti al quarto d’ora. Dalla punizione telecomandata di Cazorla è partita la rimonta furente degli uomini di Wenger (“Specialista in fallimenti” cit. Mourinho), culminata con la rete di Ramsey nei supplementari: neanche a dirlo, poche ore più tardi il mitico Jack Brabham ci ha rimesso le penne. #fatalità?noncredo.
9) In Germania la coppa va al Bayern Monaco, che supera 2-0 il Borussia Dortmund. Gialloneri che però hanno protestato ferocemente per il gol fantasma non convalidato a Hummels sullo 0-0. Il centralone tedesco un nuovo Muntari?
10) Off topic: dalla possibile doppietta al mesto ritorno a casa con un pugno di mosche in mano. Coraggio Sara Errani, quello di domenica è solo il punto di partenza di questo 2014 iellato!
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