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- di Gian Marco Porcellini

Le schegge del Porce: scudetto e vergogna

1) La coppa Italia va al Napoli (3-1, doppio Insigne, Vargas per la viola prima del gol vittoria di Mertens), a cui vanno fatti i doverosi complimenti, ma da esultare c'è ben poco. E dire che abbiamo toccato il fondo non ha nemmeno senso, perché solitamente quando si tocca il fondo poi si riparte più forti di prima. Noi ogni volta sprofondiamo sempre più in basso. Fino all'ultimo stadio della civiltà. La sparatoria nata da un agguato di ultras romanisti, i feriti, di cui uno grave, i petardi, i fischi all'inno di Mameli, ma soprattutto la decisione di giocare o meno affidata al capo ultras napoletano, l’ormai celeberrimo Genny ‘a Carogna, figlio di un camorrista, il quale indossa una maglietta inneggiante all'uomo che uccise Raciti nel 2007. Apro una parentesi: ma tale Gennaro De Tommaso, e qui mi rifaccio alla sua intervista rilasciata a “Il Mattino” (http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/genny-amp-39-a-carogna-spari-olimpico-feriti-trattativa/notizie/667497.shtml), pensa siamo tutti scemi? Ad ogni modo, in questi giorni sui giornali fiumi di inchiostro sull’accaduto, dichiarazioni di condanna, processi dei soliti soloni. E poi? Non cambierà assolutamente nulla. Eh, quanto è lontana l'Inghilterra...
Ps: rinviare la partita? Doveroso in linea teorica, ma con uno stadio stracolmo e la possibilità che potessero ripetersi nuovi episodi di violenza, mi sembra pura demagogia.

2) Sforzandoci di guardare il bicchiere mezzo pieno in questo orrendo fine settimana pallonaro, rimarchiamo gli striscioni esposti domenica a San Siro dai supporters rossoneri (“Vergogna! Un applauso alle mamme delle vittime umiliate dal sindacato di polizia” il principale) e nerazzurri (“I nostri applausi per Federico”) riguardanti la morte di Federico Aldrovandi, lo studente ferrarese ucciso da 4 poliziotti nel 2005, più quello srotolato lunedì sera allo Juventus Stadium (“Onore ai caduti di Superga”) in memoria del disastro aereo che nel 1949 colpì il Toro. Perché questi delinquenti costituiscono soltanto una minoranza del panorama del tifo italiano, composto in buona parte da gente per bene.

3) Meno brillantezza, più concretezza. Il succo della Juventus campione d’Italia per la terza volta consecutiva è concentrato in questi due concetti. Da un lato una manovra che, specialmente nell’anno nuovo, ha perso effervescenza, dall’altro un percorso da record (96 punti e ancora due partite da disputare), ancor più netto rispetto al biennio precedente, grazie al cinismo (qualità sconosciuta negli ultimi due campionati) del tandem offensivo Tevez-Llorente, 34 reti in due, costati in estate appena 9 milioni. Nel complesso però la stagione, alla luce del flop in Champions, l’uscita in Europa League malgrado i panni della favorita e l’eliminazione in coppa Italia nei quarti con la Roma, costituisce un passo indietro se rapportata al 2012-’13, scandito dal tricolore più l’approdo ai quarti di coppa Campioni.

Juventus campione d'Italia 2013-'14

4) Dal paladino della sportività Rudi Garcia non mi aspettavo assolutamente che la Roma sbracasse in maniera così plateale in casa del Catania (1-4). Non appena il tecnico francese ha gettato la spugna in conferenza stampa, i giallorossi hanno staccato la spina, rimediando una figuraccia che non rende onore alla loro annata capolavoro da 85 punti. La sconfitta non intacca affatto l'eccelso operato dell'ex mister del Lille, ma magari la prossima volta guardi prima in casa propria, anziché mancare di rispetto ai suoi colleghi. Sui siciliani invece ribadisco quanto scritto già dopo il 2-1 alla Sampdoria: con questo furore, questo pressing e queste ripartenze, non si sarebbe mai ritrovato con un piede nella fossa. Ma il bello è che se il Sassuolo non vince a Firenze, potrebbe clamorosamente tornare nuovamente in corsa per la salvezza. Anche perché domenica c’è Bologna-Catania.

5) “Sprangava i vietnamiti sulle sponde del Mekong, Nigel De Jong, Nigel De Jong”. Sì, direi che basta questo coro improbabile per sintetizzare un "memorabile" per posta in palio e cifra tecnica Milan-Inter 1-0, decisa appunto dal granatiere olandese. Due riflessioni sugli allenatori: a) adesso Galliani e Berlusconi con che pretesto cacceranno Seedorf? b) nell’arco di questa stagione mi sono ricreduto su Mazzarri: pensavo potesse fare grandi cose all’Inter, però mi sono reso conto che va bene per spremere una squadra discreta e portarla alle soglie delle primissime posizioni, ma per vincere serve altro. Meno difensivismo per esempio.

6) È il piccolo grande miracolo del Guingamp, una cittadina della Bretagna di 7.000 anime ma 10.000 e passa abbonati, che conquista per la seconda volta nella sua storia la coppa di Francia. Come nel 2009, ad inchinarsi ai contadini, come vengono soprannominati in maniera sprezzante nel resto della Francia, i cugini del Rennes, un colosso al confronto, steso dalle reti di Martins Pereira e Yatabaré. È proprio il caso di dirlo, chapeau!

7) La 36a giornata di Premier League in Pillole: a) dal 3-0 al 3-3 in appena 9 minuti. Anche il Liverpool ora ha la sua Istanbul. Si chiama Crystal Palace e dinanzi ad un avversario, i ragazzi di Rodgers, sopra di 3 reti, ma ancora in forcing per tentare di avvicinare i rivali del Manchester City nella differenza reti e col passare dei minuti prosciugati di ogni energia, compie un ribaltone pazzesco griffato Delaney e Gayle (2). Un epilogo drammatico e crudele per la cenerentola di questa Premier League, ora più che mai nelle mani dei citizens, a cui saranno sufficienti 4 punti per bissare il titolo del 2012; b) sgonfiato dall’eliminazione in semifinale di Champions, il Chelsea non va oltre lo 0-0 col quasi retrocesso Norwich. Per Mou si avvicina la seconda stagione consecutiva senza tituli. Una rarità per un vincente come lui; c) il Sunderland ammazza grandi colpisce ancora. Espugnato Stamford Bridge, inchiodato il Manchester City sul 2-2, la succursale italiana ha vinto 1-0 in casa del Manchester United, uscendo così dalla zona retrocessione. Occhio però ai possibili colpi di coda legati ad un presunto tesseramento irregolare di un proprio dipendente; d) nel 3-0 del Newcastle al retrocesso Cardiff, la notizia sta nel gol segnato da un inglese, Steven Taylor, 493 giorni dopo l’ultima marcatura made in England. Prima di lui il centrocampista James Perch: pensate, era il 26 dicembre 2012. Really? Are you English?

Suarez e Gerrard, Crystal Palace-Liverpool 3-3 5-5-14

8) In Liga nelle zone alte non vince nessuno: il Barcellona viene rimontato due volte dal Getafe (2-2), stesso risultato per il Real Madrid, salvato dal ko col Valencia in zona Cesarini dalla magia di tacco di Cristiano Ronaldo, mentre l’Atletico Madrid perde 0-2 in casa del Levante. Ma i vincitori morali di questo 36° turno sono proprio i materassai, che vedono la conquista della Liga sempre più vicina: tra Malaga e Barcellona, basteranno 4 punti per salire sul trono della Spagna. Come nel 1996. Corsi e ricorsi storici: stavolta è il turno dell’Athletic Bilbao, che si qualifica per i preliminari di Champions League a distanza di 16 anni dalla sua ultima apparizione nell’Europa che conta. In barba a chi piangeva l’addio di Llorente.

9) Off topic 1: mentre sabato sera il calcio italiano dava il meglio di sé, a Busto Arsizio, in un Palayamamay vestito a festa, si giocava gara 3 della finale scudetto femminile tra le padrone di casa dell’Unendo Yamamay e la Rebecchi Nordmeccanica Piacenza. Come da pronostico, le emiliane si sono imposte con un perentorio 3-0 che è valso lo scudetto. E poco importa se alla vigilia i tifosi ospiti si sono dovuti fare largo sgomitando nel proprio settore, il palazzetto si  è sdebitato ampiamente a fine partita tributando un lungo applauso alle campionesse d’Italia. Anche se indossavano una maglia diversa. #ilmiosportèdifferente

Palayamamay, speziale

10) Off topic 2: è festa grande per Valentino Rossi nel gran premio di Jerez. In spagna il 9 volte campione del in Moto Gp mondo chiude sì secondo dietro all’extraterrestre Marquez, ma si toglie lo sfizio di mettersi dietro Pedrosa e il suo compagno di squadra, l’appannato Lorenzo. A completare la festa, la seconda vittoria di fila in Moto 3 di Romano Fenati, pilota del team Sky Racing Team VR 46, la squadra del dottore appunto. Però vi prego, non carichiamo adesso l’ascolano di eccessiva pressione, come accadde nel 2012. In fondo ha pur sempre 18 anni.

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