
- di Michele Bosco
Napoli, 42 e non sentirli...
Il girone d’andata è appena terminato e con la vittoria sull’ostico campo di Verona il Napoli chiude con 42 punti al giro di boa. Gli spunti di riflessione, dopo aver incontrato tutte le compagini del campionato sono vari e soprattutto “variegati”, lasciando spazio a qualsiasi trama e finale per la seconda parte della stagione. Che può riservare gioie (molte) o dolori (probabilmente pochi, considerando anche il livellamento verso il basso del campionato italiano) partendo dall’importantissimo mese di Gennaio, in cui sarà fondamentale capire in che modo si muoverà la società partenopea.
LA SQUADRA
Il Napoli, è bene sottolinearlo subito, sta facendo un gran campionato. Se è vero che non sono mancate critiche in corso d’opera, per la squadra azzurra, va altresì detto che i partenopei raggiungono quota 42 alla metà del percorso, ovvero stabilendo il proprio record di punti. “Interpretando” i numeri e guardando a ritroso agli ultimi campionati e alle rispettive quote scudetto, salta agli occhi come la proiezione finale porterebbe al tricolore nella maggior parte dei casi. E’ vero che, a prescindere dagli scontri diretti, ci siamo “arrabbiati” dopo i punti persi in casa con Sassuolo, Parma e Udinese, ma bisogna onestamente dire che il percorso del Napoli è fin qui “oscurato” da quello quasi “netto” della Juventus, capace di andare vicinissima al bottino pieno in modo impressionante. La voglia dei ragazzi di Benítez è tanta e l’applicazione non manca. I limiti e le lacune ci sono ma non rappresentano colpe addossabili a chi va in campo, essendo più che altro conseguenza della costruzione della squadra. Il cambio radicale di filosofia è stato assimilato nel modo migliore e probabilmente si potrà solo migliorare da qui in avanti.
BENITEZ
E’ la nota più positiva del Napoli di quest’anno. Almeno fino ad ora (scaramanticamente parlando). Analizzare quello che sta facendo il mister spagnolo è abbastanza facile. La rosa ha perso Cavani, “animale” da gol e accentratore totale del gioco mazzarriano delle ultime stagioni. La compagine azzurra fino all’anno scorso produceva, spesso in ripartenza, un gioco “orientato” all’uruguaiano che, con le doti che sta confermando a Parigi, veniva finalizzato a valanga dal capocannoniere dello scorso campionato. Benítez pur mantenendo il “contropiede”, che pare caratteristica innata di questa squadra, ha dato variabili al gioco azzurro. Il Napoli riesce ad alternare il gioco “lungo” a quello “corto” e soprattutto non va palesemente in difficoltà quando è costretto, in particolar modo con “le piccole”, a fare la partita. Ha dato trame e possesso ed è riuscito a sostituire le reti di Cavani con quelle “di gruppo”. Se ce le si aspettava da Higuaìn e Hamsik, di certo sorprende la facilità di adattamento di Callejon e Mertens. Senza considerare che Insigne, appena sbloccatosi, potrebbe rappresentare un’ulteriore variabile nell’equazione del gol azzurro. Il centravanti argentino, rispetto al Matador, è forse addirittura più adatto all’architettura cui sta lavorando Rafa. Pur segnandone molti, non vive per i gol. Viene incontro, si allarga, crea spazi, non cercando con ossessione la profondità e permettendo ai trequartisti alle sue spalle di inserirsi nei tempi giusti. Per poi lanciarli, con la sua tecnica, a mò di rifinitore. Spesso si è imputato a Benítez un certo integralismo. Forse in alcune partite, soprattutto con le due squadre che precedono il Napoli in classifica, formare un centrocampo “a tre” poteva essere una scelta più conservativa ed affidabile. Ma l’allenatore iberico sta costruendo e in questa fase dare certezze agli interpreti è di sicuro il miglior modo per farlo. Probabilmente la pecca maggiore di questa prima parte di stagione, a livello tattico, sta nel fatto che non sempre la squadra mantiene le distanze e a volte si allunga. Ma sono difetti di gioventù di un progetto nuovo ed appena iniziato. Resta negli occhi la partita con l’Arsenal, quando il Napoli sembrava una squadra straniera più che italiana. Se questa rosa verrà completata, la coerenza e la consapevolezza (non l’integralismo) dell’allenatore potranno portare la società su livelli altissimi. Lui è, senza dubbio, il perno su cui si basa oggi l’intero progetto Napoli.
ADL
IL MERCATO
Aurelio De Laurentiis ha dichiarato pochi giorni fa che “i tifosi devono mettersi l’animo in pace finchè non ci sarà uno stadio di proprietà” e finchè, di conseguenza, i fatturati non si avvicineranno a quelli delle grandi potenze. Non è questa la sede per andare nel dettaglio di queste tematiche, né c’è la volontà di farlo. Di sicuro competenza e voglia di vincere riescono a fare la differenza anche quando i mezzi non sono abbondanti. E, considerando comunque che la “liquidità” non manca alla società partenopea, grazie alla gestione degli ultimi anni e alle cessioni “corpose” di Lavezzi e Cavani sarebbe un delitto non colmare le lacune della squadra dando a Benítez una rosa completa. E’ fin troppo palese che si debba intervenire per dare solidità difensiva ad un progetto tattico che in fase offensiva riesce ad essere devastante. Circolano tanti nomi di difensori, esterni e centrocampisti. Inutile farne altri creando solo confusione. La garanzia più importante di questa fase del “progetto azzurro”, lo ribadiamo, è il mister spagnolo. Augurandosi che dopo Bianchi e Bigon (Albertino), non sia un caso che il suo cognome inizi con la lettera B…
Insomma, solo per “colpa” di una Juventus da record e di una sorprendente Roma, passa inosservato un cammino tanto importante degli azzurri. Ma l’aspetto positivo è che i margini di miglioramento sono ancora molto ampi. Benìtez è il garante ma ADL rappresenta come sempre l’ago della bilancia. “Volere è potere” dice un famoso detto. Perché pensare che un tifoso azzurro, oggi, possa mettersi l’animo in pace, è davvero impensabile. Ma questo, probabilmente, il vulcanico presidente azzurro lo sa…
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