
- di Gian Marco Porcellini
Premier League, è tempo di bilanci. E di pagelle
Vibrante, spettacolare, intensa, incerta. Ma soprattutto bellissima. Con le prime 6 della classe racchiuse nel giro di 8 punti, è probabilmente questa la Premier League più combattuta degli ultimi anni. Una classifica aperta ad ogni possibile scenario (persino ad una clamorosa rimonta del Manchester United?), dominata da formazioni eccelse, che dà ragione a tutti coloro che definiscono il campionato inglese “il più bello del mondo”.
Ancor di più dopo il triplo turno disputato sotto le feste, garanzia di gol, emozioni e ribaltoni a go go. In attesa che la giostra riprenda a girare l’11 gennaio (nel week end della befana si è consumato il tradizionale turno di Fa Cup), ecco le pagelle relative alle prime 8 formazioni della graduatoria. Due sole precisazioni sui voti: a) non sono altissimi perché, come a scuola, siamo solo a metà del guado e c’è ancora tempo per eventuali ascese o cadute b) sono proporzionati in base alle potenzialità dei roster.
ARSENAL 8,5 (45 punti): riecco i gunners. Tornati a splendere dopo 7 anni di oblio. Tre i fattori decisivi nell’economia di una stagione che definire sorprendente è dire poco: il genio di Ozil, trait d’union eccezionale tra centrocampo e attacco, il fosforo del rinato Wilshere dopo l’infortunio alla caviglia patito nel 2012, e l’esplosione di Aaron Ramsey, sempre più centrocampista universale, sempre più goleador (13 reti totali). Alle prime 14 giornate formato rullo compressore (11 vittorie, 1 pari e 2 sconfitte), in cui il “Barsenal”, come viene soprannominato dalla critica per via del suo gioco arioso e frizzante, ha viaggiato probabilmente oltre le proprie possibilità, ha fatto seguito un periodo di appannamento, ingigantito dal netto 3-6 in casa del Manchester City, match che ha evidenziato nello specifico l’assenza di un leader carismatico. Contro i citizens tuttavia è rientrata la scheggia Walcott, preziosissima in queste ultime 3 giornate dove gli uomini di Wenger, pur privi degli infortunati Ozil, Ramsey e Giroud, hanno conquistando 9 soffertissimi punti. Prospettive? Con la spia della riserva accesa e una difesa che tende a concedere sempre un po’ troppo, concorrere su 3 fronti (anche se fare strada in Champions, col Bayern Monaco agli ottavi, appare una chimera) a lungo andare può far implodere i biancorossi.
MANCHESTER CITY 7,5 (44 punti): che sia arrivato il momento del salto di qualità? Autentica macchina da guerra tra le mura amiche, dove gli uomini di Pellegrini hanno segnato a mitraglia (59 gol in 15 partite tra campionato, Champions, Fa Cup e Coppa di Lega), perdendo solo col Bayern in Champions ma vincendo tutte le altre, compresi gli scontri diretti con United (4-1), Tottenham (6-0), Arsenal (6-3) e Liverpool (2-1), in Premier lontano da casa i citizens hanno raccolto addirittura 4 ko in 11 giornate. Il vento però sembra aver cambiato direzione nell’ultimo mese, segnato da 10 punti nelle ultime 4 trasferte. In copertina finiscono i colossi d’ebano Kompany, in questo momento secondo come centrale difensivo solo a Thiago Silva, Fernandinho, il quale sta ripagando fino all’ultimo centesimo i 40 milioni e rotti spesi per strapparlo allo Shaktar Donetsk, Yaya Touré (12 gol), in questo momento il giocatore più completo al mondo, più il Kun Aguero, devastante negli ultimi 16 metri. Trovata la quadratura del cerchio in questo finale di 2013, con tanto di finale di Coppa di Lega già ipotecata, nell’anno nuovo il City, la formazione col roster forse più competitivo d’Oltremanica, è chiamato ad un 2013-’14 da protagonista. In Inghilterra come in Europa.
CHELSEA 43 7,5 (43 punti): i detrattori di Mourinho l’hanno etichettato “boring Chelsea”. È vero, il gioco dei blues non incanta (vedere per credere il catenaccio inscenato contro Arsenal e United), eppure Terry e soci sono pienamente in corsa su tutti i fronti, meno che in Coppa di Lega, competizione comunque secondaria in Regno Unito. In Coppa Campioni, pur perdendo due volte col Basilea, si sono qualificati agli ottavi forti del primo posto, mentre in campionato inseguono a due sole lunghezze di distanza l’Arsenal. Il tutto malgrado una difesa che sulle palle inattive fa acqua da tutte le parti, una mediana senza un regista di ruolo e due punteri, Eto’o e Fernando Torres, alquanto intermittenti. Per fortuna che ci sono gli inossidabili Terry e Lampard a spalleggiare i due folletti Oscar ed Hazard, quest’ultimo in particolare in stato di grazia. Proprio il belga ha trascinato i suoi ai due successi di fine anno contro Liverpool (2-1) e Southampton (3-0), in cui il Chelsea ha finalmente vinto e convinto. E conoscendo lo stregone che l’allena, oltre che il valore di una rosa estremamente valida, risulta difficile pensare che i londinesi non possano non concorrere alla conquista di almeno un titulo.
LIVERPOOL 8 (39 punti): a dicembre della passata stagione il cambio di ritmo. Quest’anno la conferma. Anzi, forse anche qualcosa di più, visto che fino alla vigilia del boxing day i reds comandavano la classifica. Va bene la compattezza di una difesa nelle ultime settimane in realtà sempre meno imperforabile, va bene il dinamismo di Henderson, va bene il brio di Coutinho, ma se la Liverpool rossa quest’anno è tornata a sognare, buona fetta del merito è dell’illegale Suarez, coi suoi 20 centri in appena 15 partite. Se si tratti della definitiva maturazione dell’uruguagio solo il tempo ce lo dirà, di sicuro l’ex Ajax, che il 20 dicembre ha prolungato fino al 2018, si sta comportando da vero leader, trascinando i compagni e glissando sui trattamenti poco simpatici che gli avversari gli riservano. Spesso e volentieri col benestare degli arbitri. Nei due big match sotto le feste in casa di Manchester City e Chelsea, nonostante due prove positive, la banda di Rodgers ha raccolto due ko per 1-2, dove hanno pesato e parecchio le assenze del terzino mancino Josè Enrique, un calante ma comunque imprescindibile Gerrard, e il fenomeno dell’‘89 Sturridge. Serviranno anche se non soprattutto loro per qualificarsi in Champions.
EVERTON 8 (38 punti): sorride a 33 denti pure l’altra metà di Liverpool, quella di marca toffee. Che non ha affatto risentito del cambio di guida tecnica, tanto meno della partenza della pietra miliare Fellaini. Grazie infatti agli arrivi in prestito di Barry dal Manchester City e Lukaku dal Chelsea (già in doppia cifra), l’Everton sta tentando persino di migliorare il 6° posto del 2012-’13. Oltre ai neo acquisti, hanno contribuito alle fortune dell’Everton l’esplosione (a scapito di Deulofeu, il discepolo di Messi al Barcellona) del trequartista classe ’93 Barkley, temprato dall’ultima annata spesa tra Sheffield e Leeds, e del laterale di spinta Coleman, uno stantuffo incessante sulla destra, in grado di andare a segno già 5 volte. Talento, ma anche carattere, nella ricetta vincente di coach Martinez: in 20 gare ne ha perse solo due, chiudendo 7 volte con la porta inviolata. Con questi numeri sognare l’Europa è legittimo. Persino tentare di terminare l’anno per la terza volta di fila davanti ai più blasonati cugini di Liverpool.
TOTTENHAM 5.5 (37 punti): e fu così che si concluse mestamente il 16 dicembre il regno di Villas Boas sulla panchina degli spurs. Un esonero tutto sommato indolore, quello dello special two, che in fondo mai era riuscito ad entrare nei cuori del pubblico di White Hart Line. Colpa forse di quell’atteggiamento eccessivamente conservativo e pragmatico, a dispetto del bagaglio tecnico di primissimo ordine del roster. Il resto l’hanno fatto il pesantissimo 0-5 casalingo col Liverpool, la seconda umiliazione stagionale dopo il tennistico 0-6 contro il Manchester City, i continui stravolgimenti nell’undici titolare e una campagna acquisti faraonica (121 milioni spesi per comprare i vari Eriksen, Paulinho, Lamela, Soldado, Chadli, Chiriches, Capoue, Eriksen e Paulinho) che, tolti gli ultimi due, ha fruttato poco o nulla. Con l’avvento di Sherwood in panchina la semplicità al potere: 4-4-2 e rilancio di Adebayor, appena 46 minuti col tecnico portoghese, a fianco di un frustrato Soldado, in gol 4 volte su 5 in campionato dal dischetto. Niente di trascendentale, ma col nuovo coach sono arrivati 10 punti in 4 match, compreso il blitz all’Old Trafford. Che rilancia i londinesi in chiave europea.
MANCHESTER UNITED 5 (34 punti) : ammettiamolo: chiunque si sarebbe seduto sulla quella panchina dopo il regno di 26 anni di sir Alex Ferguson avrebbe incontrato più di una difficoltà. A maggior ragione dopo un trionfale 2012-’13 chiuso col titolo di campione d’Inghilterra in bacheca. Per non parlare poi dei logorii accusati da una formazione composta per 6/11 da over 30. Uno scotto figlio, se vogliamo, anche dell’assenza di un play-maker puro nel cuore del campo, impoverito oltretutto dalla flessione di Carrick e Cleverley. Regista che non può rispondere al nome di Fellaini, ottimo incursore, ma non certo un metodista deputato allo smistamento della manovra. Dopo i miseri 22 punti raccolti in 15 giornate, Moyes, malgrado lo stop di Van Persie, sembrava aver trovato l’assetto vincente schierando nel collaudato 4-2-3-1 il baby Januzay (18 anni!) largo a sinistra, con Rooney più vicino alla porta a supportare Welbeck, prolifico come non mai. Eppure, alle 4 vittorie di fila ottenute in dicembre, si sono susseguiti due passi falsi casalinghi contro Tottenham in Premier e Swansea in Fa Cup, che hanno fatto ripiombare i red devils nel baratro. Perché nemmeno un buon cammino in Europa e le semifinali centrate in Coppa di Lega possono salvare un bilancio fin qui pressoché disastroso.
NEWCASTLE 7 (33 punti): all’inferno e ritorno. Senza soluzione di continuità. Dopo 4 sconfitte e 2 pari nelle prime 9 giornate, i magpies hanno effettivamente cambiato registro, raccogliendo la bellezza di 7 vittorie su 11 gare disputate e guadagnando così la colonna sinistra della classifica. Nella colonia francofona (9 francesi e un senegalese in rosa), capeggiata dal centrale di centrocampo Cabaye, a fine agosto vicinissimo al trasferimento all’Arsenal, e Remi, autore finora di 10 gol, campeggia però un olandese: trattasi del numero uno Krul, eletto dagli utenti di Fox Sports miglior portiere tra premier league, eredivisie, ligue 1 e liga spagnola. Oltre a Krul, trova gloria nell’undici di mister Pardew pure un altro intruso, il nostro Santon, protagonista di un’annata fin qui da incorniciare. Mezzo voto in meno per la precoce uscita di scena in Fa Cup per mano del Cardiff, che ha sbancato il St. James’ Park 2-1.
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